Christian Rivel e C.J. Grimmark sono una fonte inesauribile di idee: a partire da Narnia, passando per gli Audiovision e ancora per i Wisdom Call, questi due musicisti si sono ritagliati, nel corso degli anni, un posto d'onore all'interno del panorama power metal, incidendo dischi che, pur non brillando particolarmente per originalità, riescono sempre a convincere l'ascoltatore grazie a melodie easy ma mai troppo scontate.
Il 2002 è per questi due artisti, aiutati per l'occasione da Kristofer Eng al basso, Linus Kase alle tastiere e Mick Nord alla batteria, un ritorno alle origini progressive, che erano state abbandonate nel corso degli anni, in favore di un metal più aggressivo, ed è così che, sotto il nome di Flagship nasce "Maiden Voyage", un disco chiaramente ispirato al progressive rock degli anni '70, nel quale si scorgono anche influenze derivanti dall' AOR tanto caro a gruppi quali Journey, Styx e in quantità minore Toto.
I sette minuti abbondanti d'apertura lasciati a "Heart Is The Centre" mostrano quanto detto fin'ora, le melodie sono infatti estremamente curate, ricche di orchestrazioni, con arrangiamenti eleganti e musiche ben studiate ed articolate. La base aor si può ritrovare, in questo caso specialmente nelle note di piano della prima parte, che riportano alla mente i Journey di "Escape", per poi diventare prima un vero e proprio inno progressive (Dio santo sembra di stare a riascoltare un disco che ha alle spalle 30 anni, ma che è invecchiato eccezionalmente bene), se non chè i cori nel chorus centrale riportano alla mente i lavori più teatrali dei Queen. Finita la fase corale si torna poi su territori tipicamente progressivi, con un bel solo di chitarra lungo, ma decisamente ben strutturato, che ci conduce verso la fine del pezzo.
Da qui in poi è un continuo alternarsi di influenze musicali tra le più disparate, ed ecco così che in "You Are", oltre al progressive ed all' AOR fa la sua comparsa un certo pop-rock decisamente melodico e piacevole, o ancora "Windy City" capace di ammaliare con il suo incedere così pacato e solare.
Continuare a descrive oltre mi sembrerebbe decisamente inutile, in fondo il resto dei pezzi si muovono più o meno sulle stesse coordinate (eccezione fatta per la cover dei Narni di "Ground Zero" più vicina al progressive metal), ciò che mi preme sottolineare è invece la capacità con cui questi gentili signori riescono a farci rivivere delle atmosfere magiche che mi sembravano ormai perse in un mare di banalità e freddi e sterili atti di autocompiacimento, dimostrandosi sempre, o quasi, all'altezza di un compito non proprio facile, ma decisamente ben riuscito.
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