L’omonimo album di debutto dei Flying Colors fu per me il disco dell’estate 2012 (merito del suo sound brillante e a mio avviso molto adatto alla stagione estiva); così il seguito è divenuto personalmente l’album che attendevo di più in questo 2014. Il timore che “Second Nature” non mi potesse regalare le stesse impressioni del debutto c’era, ma si è subito dissolto. “Second Nature” è pienamente all’altezza del suo predecessore e forse ha pure una marcia in più.

Ci troviamo di fronte ancora una volta ad un album di rock vario ed eclettico, dove ogni canzone non ha nulla a che vedere con le altre e che quindi non può in alcun modo annoiare l’ascoltatore. Un sound tuttavia anche raffinato ed elegante, mai “rozzo”, anche quando vira su lidi più hard. La perizia dei musicisti che compongono questo supergruppo fa sì che il gruppo possa inserire senza troppi problemi diverse influenze e anche una buona dose di tecnica in un sound che pare ancora prevalentemente indirizzato verso le sonorità orecchiabili del pop-rock e dell’hard rock. Riguardo all’influenza prog possiamo dire che queste sono sicuramente più presenti rispetto al disco d’esordio; se lì il brano lungo, articolato e pienamente prog era uno solo qui sono addirittura due ma anche la durata media delle canzoni si è leggermente alzata ed è più facile incontrare in esse passaggi riconducibili al prog; ciò non toglie che il prog è solo un’influenza, una delle tante, e la proposta del gruppo rimane chiaramente orientata verso un rock più easy listening. I Flying Colors non sono nati per essere l’ennesima band prog rock fotocopia degli altri progetti che coinvolgono Neal Morse, anzi proprio lo stesso Neal si mostrò entusiasta nell’avviare un progetto che si distanziasse da quanto fatto da lui finora. Non è un caso se Progarchives non inserisce i Flying Colors in nessuna delle categorie prog bensì nella sezione a parte “Prog Related”, dove compaiono gruppi non considerati progressive ma che ne accolgono o ne hanno accolto delle influenze.

Ad aprire il disco vi sono i 12 minuti di “Open Up Your Eyes”: questo sì che è vero progressive rock, all’incirca nello stile delle suites dei Transatlantic (ricordiamo che in line-up ci sono Neal Morse e Mike Portnoy), con continui cambi di ritmo e melodia e un’impronta generalmente molto “symphonic”. Ma è solo un episodio isolato; subito dopo c’è l’energica “Mask Machine” che è invece un brano di hard rock diretto ma moderato: una linea di basso potente fa da traino e sopra vi suonano riff duri ma misurati. La chitarra di Steve Morse ed il basso di Dave LaRue dominano anche nella successiva “Bombs Away”: un brano hard rock con una forte impronta blues riscontrabile nei riff che caratterizzano le strofe (accompagnati tra l’altro da ottimi slap di basso) ma anche nel lungo e sgargiante assolo; meritevole di menzione però anche la clamorosa apertura melodica nel ritornello.

Spezza un po’ i ritmi la ballad pop-rock “The Fury of My Love”, guidata dal pianoforte e dal sapore vagamente sinfonico quasi al limite del brit-pop. Poi si torna su territori hard rock con “A Place in Your World”; l’intro dal sapore vagamente prog non deve trarre in inganno l’ascoltatore, in quanto lascia subito spazio ad un ritmo incalzante e a dei riff ancora una volta duri ma moderati (un po’ come accade in “Mask Machine”), accompagnati da suoni di mellotron e da un bell’hammond che aggiunge enfasi al sound; anche qui c’è una notevole apertura melodica nel ritornello mentre il finale sembra palesemente copiato ed incollato da quello di “The Root of All Evil” dei Dream Theater. Si torna sul pop-rock più melodico e brillante con la successiva “Lost Without You”, caratterizzata da delicate tastiere e chitarre nelle strofe per poi dare spazio ad un ritornello dalla melodia brillante e limpida; trattasi probabilmente del brano migliore dal punto di vista melodico.

E arriva ora il brano che mi ha fatto sobbalzare dalla sedia e che avrà prodotto lo stesso effetto su molti ascoltatori, “One Love Forever”: qui il gruppo propone un brano dall’impronta folk/celtica, guidato da vivaci chitarre, tamburelli e suoni di fisarmonica accompagnati dall’organo; un brano dall’atmosfera molto solare e festosa che sembrerebbe essere stato scritto appositamente per far battere le mani ai concerti e ricreare questo tipo di atmosfera; tuttavia il brano ha anche uno sviluppo un tantino prog, nel finale infatti si snoda su passaggi di organo forse un po’ troppo ripetuti e variazioni ritmiche; il brano sembrerebbe un po’ annacquato ed allungato artificialmente ma ha un tocco sicuramente più prog degli altri.

Notevole è anche la successiva “Peaceful Harbor”: trattasi di una lunga ballad votata al rock sinfonico, incentrata sulla chitarra acustica, sull’accompagnamento d’organo e su arrangiamenti orchestrali; un brano in crescendo che parte delicato e diventa sempre più intenso arrivando fino all’emozionante coro gospel finale. È un ottimo preludio alla conclusiva “Cosmic Symphony”, l’altro brano pienamente prog dell’album. Trattasi di una minisuite composta da tre movimenti e dalla struttura decisamente particolare, inusuale, complessivamente più interessante del pur ottimo brano d’apertura; il brano non è particolarmente dinamico dal punto di vista ritmico ma lo è invece dal punto di vista degli arrangiamenti; la parte iniziale è delicata e atmosferica e regala spunti interessanti come un bellissimo assolo di basso e dei bei passaggi di piano elettrico, poi il ritmo cresce e tutto sembra evolversi verso qualcosa di più movimentato ma tutto si arresta e si torna subito su ritmi delicati, anche più di prima, con parti di chitarra dal sapore vagamente blues che sembrerebbero più che mai ispirate a Mark Knopfler.

In conclusione i Flying Colors hanno fatto centro anche stavolta e si confermano come una realtà interessante del rock contemporaneo. Consigliatissimi a chi ormai è stufo del canonico e a volte stantio prog classico e cerca qualcosa di più leggero ma allo stesso tempo ricco e raffinato.

Elenco e tracce

01   Cosmic Symphony (11:46)

02   Open Up Your Eyes (12:24)

03   Peaceful Harbor (Acoustic Version) (06:41)

04   The Fury Of My Love (Acoustic Version) (05:09)

05   Mask Machine (06:06)

06   Bombs Away (05:03)

07   The Fury Of My Love (05:10)

08   A Place In Your World (06:25)

09   Lost Without You (04:46)

10   One Love Forever (07:17)

11   Peaceful Harbor (07:01)

12   Cosmic Symphony / Still Life Of The World (00:00)

13   Cosmic Symphony / Searching For The Air (00:00)

14   Cosmic Symphony / Pound For Pound (00:00)

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