Un’opera completa.

Foetus mai era arrivato a concepire un disco così differente per suoni e trame. Se nei precedenti album come “Love” e “Flow” c’era un filo conduttore tra le canzoni che li componevano (una sorta di arpa elettronica il primo e il mix industrial jazz il secondo), non si può dire lo stesso per questo. “Hide” è sicuramente influenzato dal (molto riduttivo chiamarlo così) side project Manorexia. Con Manorexia, il nostro Foetus dirige elementi in un orchestra sinfonica di tutto rispetto e perlopiù trattasi di musica strumentale. Già dal primo brano “Cosmetics” capiamo che il Nostro gioca a carte scoperte: si alza un’aria lirica fatta di molteplici voci e poi si parte con una sorta di carica distruttiva rumorosa tenuta in tempo da una nervosa batteria; poi una qualche sorta di sintetizzatore elettronico tiene le redini, la batteria impazza, il pianoforte colpisce e gli archi sono una moltitudine di frecce conficcate nelle orecchie dell’ ascoltatore. Otto minuti e mezzo di delirio. “Paper Slippers” è già molto più calma, in crescendo sfocia nell’ assolo elettrico distorto di chitarra tanto semplice quanto efficace. Movimentazione con “Stood Up” e l’ottimo giro di basso che gli tiene la base assieme alla grancassa di batteria. Si viene addirittura a riprendere un tema di un qualche telefilm ambientato nello spazio. “Here Comes The Rain” è altalenante di violini, arpe, grancassa e di qualche sintetizzatore impazzito, “Olfields” è maestosa nelle sue atmosfere di violini e sorretta da un contrabbasso che sfiora l’ infrasonico. Sperimentazione sonora nel brano “Concrete” , campanellini, polistirolo sbriciolato, una qualche pentola percossa e una sorta di sirena completa il quadro. “The Ballad of Sisyphus T. Jones” ci porta nell’ old west, cavalcate nel deserto, trombe dei ranger impazzite, chitarre suonate direttamente dal gran canyon e colpi di frusta assegnati a dovere. “Fortitude Vittimus” è una sorta di richiamo al primo brano, mentre “You’re Trying To Break Me” si rifà ai lavori degli ultimi due dischi , voce distorta, chitarra distorta, sintetizzatori distorti, micidiale nel suo incidere, industrial pura nel finale. Chiude “O Putrid Sun” dall’atmosfera onirica e da ultime ore da fine del mondo e della decadenza del genere umano.

Conclusioni: è un peccato che i cultori di Foetus siano veramente pochi, questo “elemento” è stato ed è ancora capace di regalare vere e proprie perle al mondo della musica mischiando generi e stando completamente al di fuori di qualsiasi schema. Io fossi in voi un pensierino ce lo farei.

Voto: 9

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