Fino ad ora il 2024 è stato decisamente interessante... primo album di Bengala Fire e Grace Bowers (di cui parlerò), nuovo album di Tom Odell, dovrebbe attenderci il nuovo album di Lana Del Rey a settembre, ma soprattutto il più atteso... "Romance" dei Fontaines D.C.
È oggettivo, le aspettative erano altissime, sono state rispettate? Eeeeeh, si, però c'è un però.
Ho letto diverse recensioni in questi giorni, così come diverse interviste di Chatten e i suoi, dove hanno spiegato da cosa nasce l'album, quali idee vuole riflettere, il fatto di osservare Dublino non più da Londra ma da più lontano, una sorta di globalizzazione dei Dubliners potremmo dire. Bene questo tipo di informazioni sono interessanti, ma una volta lette penso comunque: "bene, ma a me in concreto questo album cos'ha dato? Mi ha lasciato qualche tipo di emozione?". Beh la risposta è certamente positiva e la approfondiremo più avanti parlando del brano che più di tutti ha creato un suo cosmo dentro di me.
Prima voglio fare una seconda osservazione sulle varie recensioni che ho letto: sono state loro associate le più impensabili band, senza mai osservare in modo distaccato e senza creare paragoni le effettive influenze che inevitabilmente caratterizzano i brani e che la maggior parte delle volte si distaccano dal "loro stile rock".
Certamente non si può non citare "Starbuster" che sembra nata da un mutante metà Chatten, metà Eminem.
Davvero azzeccata questa commistione con l'Hip-Hop, soprattutto è stato ripreso il pianoforte mononota ritmico classico della scena Hip-Hop e poi ovviamente la fantastica trama ritmica trascinante. Infatti Starbuster è stato il primo singolo rilasciato ad Aprile, responsabile delle grande aspettative verso l'opera.
In linea con la svolta pop, rivedo un po di Coldplay soprattutto in "Desire", bella ballad malinconica (e ne troviamo un po in tutto l'album) e anche un po di U2, sia nella stessa "Desire" che in brani come "Horseness is the whatness" (Dove molti vedono l'impronta di James Ford, e quindi degli AM, che semmai vedo più in un brano come "Sundowner").
Comunque tutta sta pappardella per dire che nessuno e dico NESSUNO ha letto quella tragica dea di Lana Del Rey che sta dentro "In the modern world".
Parliamoci chiaro, quest'album ha diversi brani interessanti e importanti (La già citata "Bug", "Sundowner", "Death Kink", "here's the thing"...), ma "In the modern world è di un altro mondo... l'arrangiamento degli archi è pazzesco, molto raffinato e post apocalittico, il che vuol dire malinconico, nostalgico, che ha quel sapore di sabbia e quel colore ocra. Da vecchio violinista non può che riempirmi la cassa toracica come un seme che germoglia. Ad arricchire questa estasi musicale contribuiscono i cori stile Lana Del Rey pazzeschi... sono una carezza, una beatitudine. Chatten ha messo apposto la voce, è diventato più melodico, ma qui tocca anche una delicatezza che mai mi sarei aspettato e che rende di fatto speciale quest'album, bello, ma sicuramente più pop e quindi piatto più di quanto tendenzialmente trovo gradevole.
Questa cambiamento però fa parte di un percorso di crescita e di globalizzazione, che spero li porti a diventare una band amata in tutto il mondo, che possa essere da intermezzo tra i classici Arctic e qualcosa di più Rock, bello e drammatico come sempre ma più... popolare.
(Piccola nota di merito la title track "Romance": introduzione distopica molto dark e imperiale allo stesso tempo.
Maybe Romance is a place.)
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