Se vogliamo dire che questo lavoro è synth-pop lo possiamo tranquillamente dire, che poi man mano che si ascolta si rivela di non così immediata lettura che se lo dovessimo classificare solo synth-pop faremmo un torto.

Ma qui i passaggi musicali sono ingannevoli, ci sembra di sentire motivetti orecchiabili, orecchiabilmente depistanti lo sono ma al cadere del velo ci accorgiamo come questa fraintesa semplicità ci abbia all‘ inizio fuorvianti perchè dopo qualche ascolto il disco si rivela “tagliente“ (realmente come la sua copertina) e ti costringe ad essere lì perchè naturalmente ti chiama.

Uscito nel 1984 per l‘ etichetta Resistance Records, che esplica il disco in poche (ma proprio poche) copie, con un trio formato da Debbie Spinelli (17 Pygmies, Radwaste, Spirit Girls), Fey Ruza (17 Pygmies) e Russell Jessum (17 Pygmies, Paniolo) che poi è l‘ autore di testi e musica, nonchè il co-fondatore di quella fucina underground che è stato l‘ AntiClub a Los Angeles. Copertina è una lastra di metallo che contiene il disco che musicalmente fa riferimento all‘ inizio di quella scena della trance californiana che era semi ufficialmente partita con quel “Tragic Figures“ dei Savage Republic del 1982.

Ed è anche per questa lastra di metallo che i protagonisti del disco mettono letteralmente il sangue nell‘ opera perchè alcune copie sono macchiate di una sgocciolatura scura dovuto al fatto che quando hanno assemblato il tutto, infilando “home made“ il disco nella mordace copertina, si sono tagliati…

La mia copia no, non ha macchie, ma capisco l‘ incidente perchè ogni qualvolta che maneggio il disco per ascoltarlo rischio di ferirmi. La cosa d‘ altronde è positiva perchè diventa un esercizio di attenzione e concentrazione premiato poi dal notevole contenuto sonoro, è propedeutico alla presenza che ti richiede. Ma poi tutto si trasforma in un piacere quando incalzano le note e ci ritroviamo tutti nel paese dei balocchi della wave, dark, industriale, elettronica e del synth, naturalmente, e questi sussulti ci catturano per il loro delirio coerente: la natura ballabile dei pezzi ci proietta in una piroettante balera estraniante, avendo il pregio di illuderci sulla diretta fruibilità ma aprendosi poi a scenari più eclettici.

E ci ritroviamo oggi a parlarne al presente talmente è attuale la proposta musicale, datata 35 anni vi ricordo… Sussurrano e gridano modi di essere diversi, strutturati a vivere sulla verticale e rafforzati dalla loro totale estraneità alla competizione ma propositivi suggerendo un invito al coinvolgimento superiore mediante un‘ apparente immediatezza delle sonorità.

E si rivelano aggreganti per la coesione che apportano sfidando gusti disparati: la prova empirica è che pezzi come “Changing My Mind“ o “Surveillance“ mettono d‘ accordo “chi sta in alto e chi sta in basso“, contribuendo ad un aiuto all‘ approccio della comprensione dell‘ unità che ci accomuna come specie umana. Ed è talmente denso il coinvolgimento anche degli altri pezzi non prettamente “ballabili“ che la situazione diventa quasi tangibile.

E lasciamoci sballottare da questo “synth“ feroce ma gustoso: “What Is The Problem?“ Insomma c‘ è da divertirsi, garantito! Mi venisse uno sbocco di sangue. Enjoy!

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