Gli anni '90 di Gregori sono stati belli, non bellissimi (inevitabile dopo i capolavori dei due decenni precedenti, causa anche di un mutato contesto sociale e politico). E in effetti i cantauori italiani classici (Guccini, De Gregori, Bennato, Dalla) negli anni '90 un po' hanno sofferto, dividendosi tra chi vendette molto con canzoni meno brillanti e chi, tutto sommato, portando avanti il proprio immutabile stile (fatte eccezioni doverose, tra cui Fossati e De André, al top anche in quel decennio).

Gli anni '90 di De Gregori sono pieni, zeppi di live, anche troppi. Il più corposo, e forse il più riuscito (pur non esente da difetti) è questo del 1997 (qui, incredibile, non ancora recensito): corposo, si "snoda" su 2 CD per un totale di 136' (2h e 16 minuti), e passa in rassegna tutta la carriera del cantautore romano proponendo 29 brani tra cui un inedito (diciamo, semi-inedito) e tre cover (una di Dylan, e ti pareva!). Onestamente, non l'ho riascoltavo da una vita (sono un degregoriano di ferro, il mio primo CD serio che non fossero le canzoncine alla moda degli anni '90, fu "Rimmel", che aveva già 25 anni sul groppone, e ai tempi del liceo di De Gregori ho comperato qualsiasi cosa, quindi ho tutte le attenuanti del caso).

L'ho riascoltato di recente (su Spotify, mi perdonino i puristi dei vinili e dei CD) e tutto sommato sono felice così, se l'avessi a casa forse lo riascolterei fra vent'anni: è un bel live, ma ci sono anche un po' troppe cose che non mi piacciono (chissà, forse a vent'anni mi piaceva tutto). L'inedito è la title-track, che poi tanto inedita non è. Venne incisa sei anni prima, nel 1991, dall'attore Alessandro Haber nel suo album "Haberrante" (gli va riconosciuta l'ironia), edizione Hobo, una piccola etichetta di proprietà di Mimmo Locasciulli. Tra le canzoni presenti "La valigia dell'attore", scritta, appunto, da De Gregori. La versione haberiana, va detto, è notevole: il contrabbassista Greg Cohen, amico di Locasciulli, sostiene gigantescamente l'intero pezzo a cui Haber conferisce un tono davvero esaltante; la versione degregoriana appare invece più contenuta vocalmente, molto ariosa nella composizione, tendente all'orchestrale spinto. Diventerà, in breve, uno dei suoi maggiori successi (complice anche le buone vendite, anzi buonissime, del disco in questione). Da segnalare, nel 2006, una discutibile cover di Fausto Leali, dall'album "Profumo e kerosene".

Le altre 3 cover sono meno famose: "Dammi da mangiare", incisa l'anno prima da Angela Baraldi (di cui, in verità, mi ero dimenticato persino l'esistenza); "Non dirmi che non è così", che è il rifacimento di un brano del 1975 di Bob Dylan, "If you see her, say hello" e "Il suono delle campane", che merita due considerazioni. Si tratta di un brano inciso dal solito Locasciulli due anni prima, 1995, colpito da alcuni editoriali che De Gregori scriveva, a proposito di guerre tra etnie consumate in Africa e in Europa, sulla gloriosa Unità (la dirigeva Piero Sansonetti, quando ancora gli funzionavano le idee). Locasciulli aveva una musica molto bella nel cassetto a cui non riusciva a dare delle parole: furono proprio gli editoriali di De Gregori a spingerlo a proporre a quest'ultimo di scrivere un testo. Un testo che colpì Locasciulli che, testualmente, asserì che "De Gregori mi ha letto nel pensiero". I due la cantano insieme nell'album "Uomini" di Locasciulli; in questo live De Gregori la canta da solo, e fa miracoli.

L'album, si diceva, è un live, e passa in rassegna davvero tutta la carriera del nostro. La scaletta è piena zeppa di sorprese, oltre ai soliti classici conosciuti da chiunque, troviamo pezzi abbastanza dimenticati o molto lontani nel tempo ("Nero"; "Pilota di guerra", "Giorno di pioggia", "Natale"). Ora, come in ogni live l'idea di riproporre canzoni con un vestito nuovo puo' funzionare bene, molto bene o maluccio. In questo caso, la regola non fa eccezione. De Gregori lascia più o meno intatte tutte le canzoni dell'ultimo album dell'epoca ("Prendere o lasciare", 1996) che, però, confrontate con i classici del passato impallidiscono (l'unica a reggere il contronto, a mio avviso, "Compagni di viaggio", a cui aggiunge una bella coda di armonica finale), mentre rilegge, molto bene, alcuni classici ("Titanic" ha un assolo di percussioni che mette allegria solo a pensarci; "Atlantide", che già è un capolavoro di suo, diventa qui enorme; la "svolta" elettrica di "Pablo" è sorprendente); altre cose invece proprio non convincono ("Giorno di pioggia" è meglio nell'essenziale originale; "La leva calcistica della classe '68" a cui viene modificata la coda finale che citava "Vento nel vento" di Battisti funziona molto, ma molto, meno; "Alice" è un po' troppo sbrodolata, allungata all'inverosimile; meglio, anche in questo caso, l'originale).

Laddove osa, e osa tanto, le cose sono più a fuoco: "Niente da capire" in versione simil-country è una chicca; "Bufalo Bill" ha un crescendo molto più energico rispetto all'originale (e, secondo me, rende molto di più, ma va a gusti). Altre cose, vedi l'eterna "La donna cannone", non vengono cambiate di una virgola: meglio così. Stupisce invece l'assenza di quasi tutto l'album "Canzoni d'amore" (1992), se si eccettua l'apertura affidata a "Sangue su sangie", album molto amato dai devoti degregoriani e uno dei suoi più venduti in assoluto, così come l'aver lasciato fuori brani storici e ultra-famosi (cito, a casaccio, l'assenza di "Il bandito e il campione", "Buonanotte fiorellino", "Viva l'Italia", "Il canto delle sirene"). A non mancare è invece "Generale" che da qui in poi, in ogni live a venire, proporrà esattamente così, con un assolo di chitarra elettrica sparato a mille decibel.

Chiudono l'album una divertita, e divertente, "Sotto le stelle del Messico a trapanàr" (altro ripescaggio davvero insolito) e la madre di tutte le canzoni italiane impegnate degli ultimi quarant'anni, "La storia".

Ecco, i live di De Gregori mi hanno sempre lasciato così, un alternarsi continuo di riproposizioni felici e altre meno (alcuni live sono effettivamente bruttini, si pensi a "Fuoco amico" di qualche anno dopo), ma cosa volete, Francesco è un vecchio amico, e gli perdono tutto, anche perchè, da vero furbacchione, ogni volta qualche perla la tira fuori e allora amen, sono felice comunque.

Elenco tracce e video

01   La valigia dell'attore (04:24)

02   Sangue su sangue (05:53)

03   L'agnello di Dio (04:12)

04   Dr. Dobermann (04:39)

05   Nero (04:17)

06   La leva calcistica della classe '68 (04:36)

07   Titanic (06:10)

08   Pablo (06:22)

09   Generale (05:11)

10   Pilota di guerra (04:45)

11   Bufalo Bill (05:25)

12   Stelutis alpinis (03:11)

13   Alice (05:49)

14   La donna cannone (05:09)

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