Difficile parlare di veri e propri passi falsi, nel periodo che va dall'inizio dei '70 alla metà (se non all'intero decennio) '80, per Guccini.

Però, oltre alla celeberrima bocciatura di Bertoncelli, 'Stanze di vita quotidiana' fu definito un vaso di terracotta tra due vasi di ferro, intendendo un punto debole tra due episodi migliori.

Credo che questo definisca meglio 'Metropolis' del 1981, che infatti si trova in mezzo a due opere monumentali, di cui non mantiene il livello ('Amerigo' e 'Guccini').

L'idea (un pò fiacca rispetto ad altri 'concept album') è che l'uomo leghi la sua condizione esistenziale anche al posto dove passa la vita, assimilandone i colori, condividendo le esperienze, vivendo la città, piuttosto che in una città, così è diverso chi cresce a Bologna da chi lo fa a Milano, così è diversa la condizione di chi nasce in un 'Lager' e di chi in un 'grande ospedale', dove lascia una madre stremata.

Guccini non è solito tirare fuori dal cappello un'idea che leghi tutti i brani di un album, lo fa stavolta, ma i conti non tornano, l'idea non mi entusiasma, e la compilazione del disco è forzata. In più un brano (Venezia) non è scritto da lui, e questo brano più un altro (Lager) erano state incise per un altro album (non suo), due anni prima. Insomma, la sensazione che sia un po' un collage perché i tempi stringevano e c'era un disco da stampare non è facile da ignorare.

Oltre a 'Lager' che spicca per la ricerca delle parole, la sensibilità e la livida rabbia, segnalerei 'Bisanzio', che ha un testo un po' criptico, quasi anomalo per la schiettezza del 'maestrone', e 'Bologna' che è celebre e parla della città dove ha studiato e passato la gioventù e tutto quello che vi pare. Ma io a Bologna non ci sono stato mai e onestamente mi importa poco di queste ghettizzazioni, stravaganti, per Guccini, abituato ad occuparsi dell'umanità come condizione comune, a scrivere canzoni che trascendono le esperienze degli ascoltatori ed il loro livello sociale e culturale.

Per me non c'è niente di indispensabile in questo LP, o almeno c'è molto poco di ciò che amo di Guccini. 

Elenco tracce testi e samples

01   Bisanzio (05:10)

Anche questa sera la luna è sorta
affogata in un colore troppo rosso e vago,
Vespero non si vede, si è offuscata,
la punta dello stilo si è spezzata.
Che oroscopo puoi trarre questa sera, Mago?

Io Filemazio, protomedico, matematico, astronomo, forse saggio,
ridotto come un cieco a brancicare attorno,
non ho la conoscenza od il coraggio
per fare quest' oroscopo, per divinar responso,
e resto qui a aspettare che ritorni giorno

e devo dire, devo dire, che sono forse troppo vecchio per capire,
che ho perso la mia mente in chissà quale abuso, od ozio,
ma stan mutando gli astri nelle notti d' equinozio.
O forse io, forse io, ho sottovalutato questo nuovo dio.
Lo leggo in me e nei segni che qualcosa sta cambiando,
ma è un debole presagio che non dice come e quando...

Me ne andavo l' altra sera, quasi inconsciamente,
giù al porto a Bosphoreion là dove si perde
la terra dentro al mare fino quasi al niente
e poi ritorna terra e non è più occidente:
che importa a questo mare essere azzurro o verde?

Sentivo i canti osceni degli avvinazzati,
di gente dallo sguardo pitturato e vuoto...
ippodromo, bordello e nordici soldati,
Romani e Greci urlate dove siete andati...
Sentivo bestemmiare in Alamanno e in Goto...

Città assurda, città strana di questo imperatore sposo di puttana,
di plebi smisurate, labirinti ed empietà,
di barbari che forse sanno già la verità,
di filosofi e di eteree, sospesa tra due mondi, e tra due ere...
Fortuna e età han deciso per un giorno non lontano,
o il fato chiederebbe che scegliesse la mia mano, ma...

Bisanzio è forse solo un simbolo insondabile,
segreto e ambiguo come questa vita,
Bisanzio è un mito che non mi è consueto,
Bisanzio è un sogno che si fa incompleto,
Bisanzio forse non è mai esistita
e ancora ignoro e un' altra notte è andata,
Lucifero è già sorto, e si alza un po' di vento,
c'è freddo sulla torre o è l' età mia malata,
confondo vita e morte e non so chi è passata...
mi copro col mantello il capo e più non sento,
e mi addormento, mi addormento, mi addormento...

02   Venezia (04:02)

Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare,
la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi, Venezia, la vende ai turisti,
che cercano in mezzo alla gente l' Europa o l' Oriente,
che guardano alzarsi alla sera il fumo - o la rabbia - di Porto Marghera...

Stefania era bella, Stefania non stava mai male,
è morta di parto gridando in un letto sudato d' un grande ospedale;
aveva vent' anni, un marito, e l' anello nel dito:
mi han detto confusi i parenti che quasi il respiro inciampava nei denti...

Venezia è un' albergo, San Marco è senz' altro anche il nome di una pizzeria,
la gondola costa, la gondola è solo un bel giro di giostra.
Stefania d' estate giocava con me nelle vuote domeniche d' ozio.
Mia madre parlava, sua madre vendeva Venezia in negozio.

Venezia è anche un sogno, di quelli che puoi comperare,
però non ti puoi risvegliare con l' acqua alla gola, e un dolore a livello del mare:
il Doge ha cambiato di casa e per mille finestre
c'è solo il vagito di un bimbo che è nato, c'è solo la sirena di Mestre...

Stefania affondando, Stefania ha lasciato qualcosa:
Novella Duemila e una rosa sul suo comodino, Stefania ha lasciato un bambino.
Non so se ai parenti gli ha fatto davvero del male
vederla morire ammazzata, morire da sola, in un grande ospedale...

Venezia è un imbroglio che riempie la testa soltanto di fatalità:
del resto del mondo non sai più una sega, Venezia è la gente che se ne frega!
Stefania è un bambino, comprare o smerciare Venezia sarà il suo destino:
può darsi che un giorno saremo contenti di esserne solo lontani parenti...

03   Antenòr (05:16)

04   Bologna (04:39)

Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po' molli
col seno sul piano padano ed il culo sui colli,
Bologna arrogante e papale, Bologna la rossa e fetale,
Bologna la grassa e l' umana già un poco Romagna e in odor di Toscana...

Bologna per me provinciale Parigi minore:
mercati all' aperto, bistrots, della "rive gauche" l' odore
con Sartre che pontificava, Baudelaire fra l' assenzio cantava
ed io, modenese volgare, a sudarmi un amore, fosse pure ancillare.

Però che Bohéme confortevole giocata fra casa e osterie
quando a ogni bicchiere rimbalzano le filosofie...
Oh quanto eravamo poetici, ma senza pudore e paura
e i vecchi "imberiaghi" sembravano la letteratura...
Oh quanto eravam tutti artistici, ma senza pudore o vergogna
cullati fra i portici cosce di mamma Bologna...

Bologna è una donna emiliana di zigomo forte,
Bologna capace d' amore, capace di morte,
che sa quel che conta e che vale, che sa dov' è il sugo del sale,
che calcola il giusto la vita e che sa stare in piedi per quanto colpita...

Bologna è una ricca signora che fu contadina:
benessere, ville, gioielli... e salami in vetrina,
che sa che l' odor di miseria da mandare giù è cosa seria
e vuole sentirsi sicura con quello che ha addosso, perchè sa la paura.

Lo sprechi il tuo odor di benessere però con lo strano binomio
dei morti per sogni davanti al tuo Santo Petronio
e i tuoi bolognesi, se esistono, ci sono od ormai si son persi
confusi e legati a migliaia di mondi diversi?
Oh quante parole ti cantano, cullando i cliché della gente,
cantando canzoni che è come cantare di niente...

Bologna è una strana signora, volgare matrona,
Bologna bambina per bene, Bologna "busona",
Bologna ombelico di tutto, mi spingi a un singhiozzo e ad un rutto,
rimorso per quel che m' hai dato, che è quasi ricordo, e in odor di passato...

05   Lager (03:45)

06   Black-out (03:54)

07   Milano (Poveri bimbi di) (04:52)

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Altre recensioni

Di  Grasshopper

 "Bisanzio è in assoluto una delle migliori composizioni gucciniane di sempre."

 "Bologna capace d’amore... capace di morte" è un chiaro riferimento alla strage della stazione.