Il viaggio, fascinosa metafora della conoscenza, del suo carattere errante, catartico, è, in un certo senso, simbolo della vita, sospesa nella continua ricerca di un senso ad essa stessa. Se il viaggio, ossia la ricerca del senso, da un'identità alla vita, anche il suo contrario, ossia la morte, è un possibile punto di partenza per definirla. Una costruzione negativa, basata su quello che la vita non è, e tuttavia non meno interessante e valida. Perché la morte ci parla, ci fa parlare, e paradossalmente, costruisce cose più salde e durature che non la vita. Per questo, in molti racconti di viaggi celebri troviamo una discesa agli Inferi catartica e risolutiva.
Lazarus è un viaggio alla ricerca dei morti, una discesa agli Inferi per interrogare gli spiriti che hanno plasmato la cultura del nostro tempo, al fine di capire il passato e il presente e il valore di una vita eccezionale. Luogo egemone della cultura occidentale sono ovviamente gli Stati Uniti d'America, fabbrica di leggende, illusioni e figure mitologiche dalla prematura morte, ognuna simbolo, convenzionale e controcorrente insieme, del proprio tempo. E così si va da Seattle a Portland, da Los Angeles a New York, sulle tracce di Hendrix, Cobain, Marylin, Elvis, morti troppo giovani, la cui arte è destinata ad un ricordo eterno. Si cerca l'albergo di Sid e Nancy, l'appartamento di John Lennon, luoghi di una religione pagana ed ugualmente sacri, per capire, e forse, per smitizzare...
Perché in fondo il mito è una costruzione convenzionale, che nella sua contraddizione è comunque prodotto di un sistema culturale omologato, che nel mito da sfogo al ‘rimosso', al represso e che mitizza la dissonanza solo per celebrarla come eccezione che conferma la regola. Eccezioni che in fondo non hanno cambiato niente. I miti, in quanto tali, non si sono mai sporcati le mani con la storia. Appunto per questo rappresentano un modello, un paradigma immutabile, la cui staticità, tuttavia, non ha impedito la dinamicità, il movimento del messaggio di cui sono simboli: libertà, evasione, insofferenza, disagio e speranza. Ed è per questo che il mito, il morto, ci parla: perché mette a nudo le problematiche più elementari dell'uomo comune, del non-mito, che nel mito trova una sua forma di riscatto.
Inutile spiegare perché certi miti sono letteralmente ‘venerati'. Il senso di empatia da loro emanato è quello che contribuisce maggiormente al generarsi di un sentimento religioso, in senso materialistico, la cui forza consiste proprio nel togliere alla divinità la prerogativa dell'eccezionalità, la quale, grazie al mito, torna all'uomo.
Infine, che dire? È strano trovare qualcosa di estremamente interessante in tv, soprattutto su MTV, la cui programmazione verte soprattutto sulla trasmissione di format americani, imbarazzanti e ridicoli. Lazarus è la tv che critica se stessa, è la dissonanza che conferma la regola.
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