Navigando su Debaser mi accorgo che manca la recensione di un capolavoro dell'hard rock.

Per rendere l'idea "E Pluribus Funk" per i Grand Funk Railroad è come "Machine Head" per i Deep Purple oppure "Paranoid" per i Black Sabbath, "Master Of Puppets" per i Metallica ecc. ; in definitiva rappresenta forse la loro massima espressione creativa.

Per chi non lo sapesse (spero pochi) i G.F.R. insieme ai Blue Oyster Cult rappresentano la risposta statunitense allo strapotere inglese in quegli anni in campo heavy rock. Questo trio straordinario composto da funambolici musicisti quali Mark Farner (chitarra/voce), Mel Schecher (basso), Don Brewer (batteria), se la giocavano alla pari negli anni settanta con gruppi ben più famosi di loro, almeno in Europa.

La miscela di Blues, Funky, Rock, che li contraddistingue, ha permesso loro di creare album unici e di rimanere impressi nella memoria di parecchie persone per le loro prestazioni live mozzafiato come testimonia il "Live Album" (1970) tra i migliori album live di tutti i tempi.

Snobbati dalla critica perché troppo semplici, privi di qualsiasi pretesa, rumorosi e brutali, riuscirono a far breccia tra le persone proprio grazie a queste caratteristiche, polverizzando perfino il record dei Beatles quando si trattò di riempire lo Shea Stadium.

"E Pluribus Funk" viene registrato verso la fine del 1971, ma vede la luce solamente all'inizio dell'anno seguente sbalordendo tutti; ormai maestri nel fondere gli stili musicali da cui provengono realizzano un lavoro compatto al quale non si può recriminare nulla; già dall'iniziale "Footstompin" si capisce che i G.F.R. sono in vena di grazia, questo frenetico rock n roll completa il discorso iniziato con "Are You Ready" sull'ottimo album di debutto "On Time" (1969), con l'aggiunta dell'organo suonato benissimo da Farmer.

"People, Let's Stop The War" oltre a nobili fini mediatici, presenta un'andamento funky con il basso di Mel sempre pulsante, un wa-wa che accompagna tutto il pezzo fino a sfociare in un bellissimo intermezzo rock blues da brividi; "Upsetter" spensierato rock'n'roll radiofonico farcito con assolo di armonica, fa da antipasto a "I Come Tumblin" incalzante hard rock in cui a farla da padrona sono sicuramente basso e batteria che lasciando senza respiro per tutta la durata del brano coniugano perfettamente il verbo del rock, quello duro, Mel Schecher si cimenta poi in un nevrotico assolo.

L'immancabile blues arriva con "Nolies" brano di rara bellezza con un'interpretazione stupenda di Farmer sia a livello vocale che chitarristico; difficile infine trovare le parole per decrivere "Loneliness", suite di quasi nove minuti in cui  l'ascoltatore viene colpito da un turbine di emozioni, un  vero capolavoro paragonabile per intensità a brani come "Mistreated" dei Deep Purple.

"E Pluribus Funk" è un'album immancabile nella discografia di ogni rocker che si rispetti.
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