Da riesumatore di delicate follie mi vien d'uopo sproloquiare su colui che, oltre allo spazzolino d'ordinanza, in valigia non metteva che un morbidissimo cuscino. Per prima cosa, vi inviterei a riflettere sulla leggerezza di un simile bagaglio, utile a evitar sia la fisica fatica, sia l'improbo retaggio del passato. Poi, già che ci siamo, facciamo anche una seconda riflessione e, riguardo la faccenda del cuscino, ditemi voi se esso non sia appunto l'attrezzo più consono a posar la testa e, di riflesso, anche il più adatto alla fantasticheria. Poi, sapendo che il mondo è pieno di sdentatissimi poeti, ecco che anche la scelta dello spazzolino mi trova decisamente d'accordo. Ma, venendo al nostro maestro, egli fu dapprima marinaio (ovvero sgrassatore di motori nella stiva) e in seguito un sacco di altre cose. In ultimo, o penultimo, divenne contadino, abitante/residente in una casetta assai isolata con sola vicina la Giovanna, una che “i suoi cinquant'anni li portava come fiori”. Per un attimo poi, davvero solo un attimo, si fece, chissà come, cantante ottenendo persino un effimero successo. “A me mi piace vivere alla grande girare per le favole in mutande e tu mi vieni a dire che adesso vuoi morire per amore”, ecco una cosa così. Aveva un bel nome: Fanigliulo e colorò, di dolce grazia surreale, la mia prima gioventù. Feci mio quel bagaglio leggero, aggiungendovi solo la lampadina penzolante del solaio/soffitto dove mi piaceva rifugiarmi. Che è così che succede, a un certo punto entri in una stanza e li, appunto, c'è una lampadina...in un'altra stanza e le lampadine son due poi tre poi quattro, poi finisce che ci vedi benissimo da solo, come i gatti. Oggi comunque, ogni volta che arrivo al lavoro, metto in atto il mio rito. Accendo il super computer della sala animazione e, con l'ausilio del mixer e di due casse della madonna, sparo il Franco a un volume assassino. E mentre aspetto le vecchiette e preparo i materiali per l'attività del mattino mi metto a danzare, ma che dico danzare, quel che faccio è librarmi altissimo, felice come una pasqua. Solo che questa mattina la prima vecchietta è arrivata in anticipo. E dopo aver guardato le immagini sullo schermo, ha sorriso e ha detto: “ma sai marco che quel giovanotto ti somiglia”. Ho fermato la danza e le ho buttato un bacio. E siccome i baci, anche se da lontano, alle vecchiette piacciono moltissimo, siamo saliti entrambi su una nuvola, io la mia, lei la sua.

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