"Babe Face Nelson was a French Cowboy" è il primo album dei French Cowboy, band francese tanto sconosciuta quando brava. L'album esce nel 2007 e io l'ho scoperto per caso: dovevo andare a sentire i Crystal Castles in Svizzera e prima di loro suonavano questi French Cowboy, allora ho ascoltato le poche canzoni che si trovano su youtube. E facevano parte di questo meraviglioso album.

E' la prima e probabilmente ultima recensione che faccio, e la scrivo solo per cercare un po di meritata fama ai cowboy francesi.

In grassetto ho messo le canzoni migliori secondo me. 

 L'album si apre con "Stranger", ballata di chitarra movimentata, cantata con un sfacciata sufficienza e molto cowboy nel suo insieme. Si prosegue con la movimentata "Shake" che ha un tono adorabilmente arrogante e festaiolo sul genere "sonosbronzoamecheccazzomenefregafanculo". La terza traccia è la ipermalinconica "Happy as can be", stupenda, forse la più bella dell'album di una dolcezza e malinconia che trafigge il cuore. Attenzione non ascoltatela troppo perchè è quel genere di canzone che vi può portare all'alcolismo, fidati di me. Quindi c'è la leggera e fugace "The letter U" una canzone carina e acustica di quelle che si ascoltano la sera quando si è stanchi. Eccoci a "Le ballade de Baby Face Nelson" in cui chitarre dalle note lunghe e basse seguono una chiaccherata fra i due cantanti, il tutto con un leggero tocco di psichedelia. "Leather boots" la più serena del disco, regala paesaggi naturali in mezzo alle montagne, una valle con un piccolo fiume limpido e intorno i pascoli di mucche tenute a bada dai nostri cowboy; una canzone spensierata, forse un po romantica. La voce di Federico Pellegrini è il principale strumento di "Second skin", una voce particolare, con un nonsochè di disperato. "Supermarket" una delle mie preferite si discosta molto dal resto dell'album è un pezzo garage, quasi punk che va in un crescendo di nichilismo per sfociare nel ritornello finale che è una specie di punk/allegro come piace a me. "Dis-moi" una cavalcata sovrastata da una tromba. "Share" stupendo pezzo folk con cori che si alternano alla voce solista. Mi spiace ma sono un po stufo di scrivere vi segnalo anche "Dreams" che è molto molto bella. 

In conclusione è un peccato che un album così particolare, eterogeneo, moderno e arcaico, questo nuovo folk un po alternativo (io sono un grande amante delle rivisitazioni tipo il punk revival anni 90 o il nuovo Country di Sparklehorse) abbia cosi poco successo commerciale. E' un album anche abbastanza facile da ascoltare, anche se moooolto malinconico. Questa recensione fa schifo lo so, ma fidatevi che l'album merita davvero! Su Spotify lo trovate completo!!! Buon ascolto dei muccaragazzo francese! 

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