Da qualche tempo, ovvero da quando possiedo una vettura dotata di sistema audio che lo consente, mi piace circolare ascoltando i Podcast, ovvero quelle registrazioni scaricabili da Internet introdotte da Steve Jobs nei primi anni di questo secolo tramite l'IPod.
Bel passo avanti rispetto alle musicassette ascoltate dal registratore a pile nella macchina presa in prestito da mio padre! A dire il vero, non ho compreso subito l'utilità intrinseca dei Podcast, ma la possibilità di ascoltare a piacimento le trasmissioni come fossero delle cartelle, metterle in pausa, riprenderle, senza utilizzare supporti magnetici o digitali, con il tempo ha acceso in me interesse per il genere. Insomma, è un sistema molto comodo.
Ma, c'è sempre un ma: nonostante l'apparente vasto panorama di offerte, non tutte le proposte sono all'altezza o sono particolarmente interessanti per i miei gusti, e si esauriscono rapidamente quelle ascoltabili. A volte le registrazioni non sono curate, le voci monotoniche e saporifere, i volumi sballati: anche la componente tecnica ha il suo peso.
Bisogna tenere conto che chiunque può fare e pubblicare un Podcast seguendo alcune regole base, che sono però un pò complicate nei casi di argomenti musicali, dato che subentra l'obbligo di iscrizione alla Siae in caso di inserimento di canzoni, con limiti anche nei tempi complessivi della registrazione e in percentuale dei brani utilizzabili, con costi diversi.
Il primo Podcast che mi ha aperto la strada lo avevo inizialmente sentito alla radio, in diretta, ma in orari che non potevo seguire sempre e quando ho appreso che potevo anche ascoltare la trasmissione in differita, ho cominciato a cercare il modo di farlo.
Quindi, trovata la piattaforma di distribuzione, ho iniziato a scaricare "Rock is Dead" che racconta la vita e soprattutto la morte di musicisti famosi e meno famosi, anche non strettamente rock. Le numerose storie sono basate sul libro omonimo pubblicato nel 2017 dai due conduttori, con gli pseudonimi F.T Sandman ed Epish Porzioni, bravi a coinvolgere gli ascoltatori come me, curiosi della tragica fine di alcuni talenti musicali.
Le puntate inizialmente duravano mezz'ora e con il tempo sono arrivate ad un'ora e trattano solitamente due casi. Un breve inizio con la frase "in diretta dal cimitero delle rockstar" e via con la sigla "People Who Died" del musicista e scrittore Jim Carroll, poi la presentazione del personaggio protagonista, la carriera musicale, qualche accenno di canzone fino ad arrivare alla inevitabile dipartita, che a volte è davvero strana, come quella di Terry Kath, chitarrista e fondatore dei "Chicago", che si spara con la propria pistola simulando una roulette russa in presenza di amici, pensando che l'arma fosse scarica, oppure la tragica e mai chiarita fine di Sam Cooke, il pioniere della musica soul, ucciso da una prostituta in un motel di terza categoria, lui che girava in Ferrari. Ma non voglio spoilerare oltre.
Insomma un Podcast piacevole e coinvolgente per tutti gli amanti della musica e, un pochino, del macabro...

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