La sintesi proviene dalla copertina minimale. Se si volesse scoprire cosa è racchiuso all'interno di questa nuova uscita dei ragazzi di Belfast, Pennsylvania, quel corpo umano in caduta libera che evapora e s'avvia a scomparire nel nero più profondo è l'estrema summa non della nuova fatica discografica, ma di una collaborazione che ha unito gli Stati Uniti con il Sol Levante, portando nei lidi estremi della scena hardcore (e su questo metto un inciso), un personaggio come Masami Akita che, in primis, non ha bisogno di presentazioni e in seconda istanza non ha necessità di dover conoscer il noise più frastornante e dissonante. L'ha creato. In elettronica, dal 1979. Un connubio che non poteva non destare curiosità e, sotto sotto, hype. Perché se c'è una cosa che i Full of Hell hanno dimostrato di saper fare nella seppur loro giovane carriera è quella di affinare costantemente il tiro, partendo da un debut come "Roots Of Earth Are Consuming My Home" che uscendo su A389 Recordings si teneva in linea con l'hc oltranzista e più deviato/abrasivo/caustico/mettetecivoiunaggettivomalsano si sono avvicinati attraverso EP, singoli, uscita sophomore a lidi harsh, flirtando proprio con quella galassia dell'elettronica più impenetrabile e disturbante. Non sorprende che dunque si siano lanciati in una sperimentazione su doppio disco, dove nella prima parte ci sarà Merzbow a invadere le composizioni dei Full of Hell e nella seconda sarà l'inverso. Il tutto nel nome di una simbiosi malatissima e claustrofobica.

Le premesse erano doverose e quello che annuncia "Burst Synapse" non è un monito, bensì la cruda e scarna realtà dell'odissea sonora di questo viaggio che bombarda dall'inizio alla fine da tutte le parti. Brucia, eggià. Incendiarie sono le sonore sassate che i Full of Hell lanciano in una formula che oramai definire hardcore è quantomai riduttivo. L'ossatura, lo scheletro è lì, ma i nostri lo hanno ricoperto e sepolto sotto una valanga di ossessività grind, dai richiami ai più fulminei Napalm Death o ruvidi Terrorizer: nomi d'un certo calibro, insomma. Ma non è solo questo ad irrobustire i Full of Hell. Ci son le convulsioni provocate da influenze death che rigurgitano saette acidissime nell'arco di un minuto scarso e annichiliscono nel loro incidere assordante. È un supplizio che non conosce fine, anzi s'evolve e matura in scorci sludge, belli viscosi e rallentati che nella densità vi faranno sentire soffocati in una stanzina di due metri quadri, in cui c'è giusto una finestrella con vista dedicata a un sulfureo paesaggio. Io vorrei pure scrivervi che a un certo punto subentra la melodia a rassicurarvi per un attimo, ma proprio no. Anzi, s'insinua lentamente Merzbow che aggiunge noise al noise o che, come nel caso dell'eclettica e atipica (per i canoni standard dei Full of Hell) "LuDJet Av Gud" trasporta in una dimensione ancor più plumbea e apocalittica, in cui si sentono lontane le urla strazianti di un viaggiatore che ha perso la dritta via (no, non è Dante e non compare Virgilio fra primo/secondo disco, sorry) e smarrito esala le ultime parole prima di morire. Ecco, lo scenario disturbante è questo e non credete che fra graffiati, growl, clean sbilenchi le parole proferite siano banali, anzi, i testi, se vi capitano a tiro, son d'un nichilismo poetico davvero intrigante.

Ma proprio quando, forse, vi stavate ripigliando, scatta "Ergot" che inaugura invece il capitolo Merzbow su cui il disagio dei Full of Hell riesce ad emerger sotto forma di ripetitivi rintocchi industrial della batteria, piuttosto che chitarre ronzanti che impattano violentemente contro la visione distorta dell'artista giapponese. Oh, ammetto, non lo conosco benissimo. Oh, non ho tempo per ascoltarmi tutti i 50 dischi prodotti. Ma un'idea più o meno me la son fatta e c'è da dire che qua dentro non c'è solo e pura costruzione irrazionale, no-sense, o meglio, sicuro, non vengono concessi tanti riferimenti, si esce sicuramente estraniati dal malessere che le suite creano, ma una linea, un filo conduttore a cui aggrapparsi prima che la corda del noise si sfilacci completamente lasciandovi sommersi dalla lava corrosiva delle sperimentazioni di Akita esiste e resiste. Con difficoltà, ma resiste. Non c'è spazio per soluzioni rassicuranti e compromessi, questo è sicuro. L'umanità ha fallito e tutta la disperazione viene a galla, con caos primordiale buttato lì per soffocare le emozioni. Gli echi di sogni rinfrancanti si fanno silenziosi e "Full of Hell x Merzbow" fa calare le tenebre, nulla da ridire. È la fine della strada e la Profound Lore dal gelido Ontario ci ha proprio visto giusto a supportare un mix letale di questo tipo. Non è proprio il disco natalizio ideale, diciamo. Ma vabbé, nessuno è perfetto, no?

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