Cosa si ricorderà di questi primi 15 anni di nuovo millennio, musicalmente parlando? Ognuno, a seconda della propria età, ricorderà quello che riterrà meritevole. La mia vorrebbe essere una riflessione su quali caratteristiche peculiari verranno ricordate per descrivere la musica di questi anni. Personalmente me ne vengono in mente due: sincretismo e a-territorialità.

Quindi un panorama musicale striato di correnti musicali anche molto distanti fra loro che confluiscono l'una con l'altra, senza riuscire più a distinguere le varie influenze iniziali. Per quanto riguarda la seconda caratteristica è la percezione della fine della centralità UK/USA nella topografia musicale di oggi. Quindi di band che suonano africane pur venendo dalla Scandinavia, o di tropicalisti psichedelici che invece di Bahia vivono sulle dighe olandesi a fissare l'Atlantico.

Ed è questo il caso dei Fumaca Preta (fumo nero in portoghese), un connubio geniale di olandesi, portoghesi e brasiliani che, oltre a presentarsi con un look da 10 in pagella, rinverdiscono i fasti degli Os Mutantes, integrando la zuppa con spezie africane, caraibiche, europee.

Giusto per farvi capire si parte con un brano lounge brasileiro psicotico dal titolo anticipatore delle visioni psichedeliche a venire (“Pupilas Dilatadas”). Si prosegue con una samba fuzz con contrappunti di synth analogico e sax (“Toda Pessoa”), un garage spaziale e fuorissimo scippato direttamente agli os Mutantes (“Eu Era Um Cro”). E poi tributi a un Beck della giungla amazzonica (“Recitando A Toa”), Detroit sound quasi hardcore con intermezzo spaziale concepito da un mentecatto (“Fumaca Preta”), Isaac Hayes di Shaft sballottato in acido fra le favelas e Piazza Dam (“Vou Me Libertar”). Fino all'apoteosi del nonsense di “Tire Sua Moscara”, pezzo techno ma coi mezzi del 72, fuzz, synth analogici sfrigolanti, vocoder e percussioni. Fra il delirio di un megalomane e un mega delirio collettivo.

Apolidi di tutto il mondo, disunitevi!

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