Però forse tu intendevi: Gloria Estefan?

Perché magari qualcuno l'ha già scritta. E invece no, il ruminante accovacciato non sa nulla dei Gallery of Mites che digito nel DeMotore: l'occhio bovino non risponde.

Gallery Of Mites è l'estemporaneo supergruppo messo in piedi da Tim Cronin e la sua allegra banda di schizzati: praticamente tutti i Monster Magnet (escluso Wyndorf ) più loschi figuri prelevati da Lord Sterling, Halfway To Gone, Black Nasa e Solace. Dici "stoner" ma non è stoner. Una manciata di pezzi nati dopo qualche jam tra vecchi amici e poi l'idea di un disco realizzato con precise cordinate, attingendo ad un immaginario sonoro che è quello del più bastardo rock'n'roll d'annata (1965-1970 la stagione marcescente e dissanguata). Dieci tracce che sono una mistura incandescente tra Iggy Pop, primi Stones, heavyfuzz'n'roll sbrodolone e cazzutissimo garage rock. Ovvero, lo sbaraglio totale: due accordi di organo buttati li, tempo a scheggia e maracas sul ritornello ("Exploded View"); l'autoironica colonna sonora per il peggior topless-bar di Las Vegas ("Headless Body"); la voce impastata, afona e vischiosa, risultato di non specificati abusi -alcol? droghe? sesso in terrazza a meno 2 gradi centigradi? ipertosse?- ed il deliquio acido del wah-wah, più kilowatts di chitarre in 'superfuzz bigmuff' tagliente come lama nel burro ("X’s For Eyes") e ancora, la compattezza di un basso ovattato e "bubboso" che nuota nella palude elettrica come un alligatore pronto a balzare sui pattern di batteria e staccare un paio di morsi ("New York To Peru"). Perfettamente calibrato e tutto in tiro, c'è spazio anche per la special guest star John Garcia (Kyuss, Slo Burn, Unida, Hermano) che urla e sbraita come un indemoniato in "100 Days".

Sporchi, arrapati e selvaggi. I Gallery Of Mites citano semplicemente il meglio tra conosciuti (Stooges) e sconosciuti (Union Carbide Productions) ispirandosi all'attitudine proto-punk delle scolaresche americane mid-60s (Swamp Rats, Sparkles) e finendo per sfornare un disco che certo non è un capolavoro –per la serie: "se mi ascolto gli originali non è meglio?"- ma che brilla per devozione e tributa il proprio suono ad un epoca indimenticabile e soprattutto (per il sottoscritto nonché per i ragazzi in questione) IMBATTIBILE. "Bugs On The Bluefish" è una dimostrazione teorico-pratica di quanto (di per sé) il termine "rock" oggi non significhi propriamente un cazzo. L'imprescindibilità della Storia va utilizzata come un fantastico magazzino. E per i più bravi, un museo sonoro. La Galleria dei Miti: Stooges, MC5, Rolling Stones, Sonics….

Però forse voi intendevate...Gloria Estefan? 

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