C’era una volta il post.
Ci scherzano su i nostri amati felini, alla vigilia del nuovo album “L’irréparable (Santeria 2004)”.
Sí perché, paradossalmente, non solo quest’album è il più “cinematico” dei tre torinesi, ma è allo stesso tempo, se vogliamo, il più post rock in quanto vi è presente una personale ribellione alle classiche forme strutturali del rock tradizionale.
E così, a differenza delle precedenti prove (tre per l’esattezza considerando la breve ma significativa esperienza di “It Is”) i Gatto Ciliegia tentano nuove soluzioni sonore ed ampliano gli spazi forgiando una piacevole psichedelia crepuscolare, talvolta leggermente importunata da gemiti elettronici appena accentuati rispetto al passato.
A tutto ciò si aggiunga che i tre hanno potuto colorare la propria musica con singolari e chiaccheratissime collaborazioni.
L’ormai onnipresente Max Casacci from Subsonica produce cinque della dozzina di brani e trascina con sé il “suo” batterista Ninja per apportare qualche strambo ritmo percussivo (che invece si sveste e posa moderato) in un paio di episodi. C’è da dire che il tutto si scoprirà più tiepido di quanto ci si poteva attendere e della presenza dei due quasi non ci si accorge (se non passando in rassegna il delizioso digipack che confeziona l’album).
Il processo compositivo ha la parvenza delle produzioni elettroniche.
Si parte da un insieme di loops da intagliare a proprio piacimento, si delinea qualche dose chitarristica (peraltro il più delle volte memorabile) perché in fondo in fondo il post non lo si molla mai del tutto e si medita a degli arrangiamenti sfaccettati e mediamente complessi che diano il giusto respiro al mood generale delle composizioni.
Siamo dunque ad un passo dallo score di un’ipotetica ma non troppo lontana idea di colonna sonora. Con la differenza che “L’Irréparable” funziona benissimo anche senza il contributo delle immagini perché le procrea da sé.
In questo, difatti, le canzoni sembran essere le musiche di una pellicola catapultata nella nostra mente alla perfezione.
Il magnifico spleen dell’iniziale e fanciullesca “Fly falling in love” non fa che confermarlo, tra ciglia d’elettronica minimale e le chitarre a regnare su ciò che si rivelerà come uno dei momenti più ispirati del lavoro.
In mezzo a qualche sperimentalismo decisamente più marcato (l’interludio “Elvis a pezzi” in cui più che il noto pionere del rock’n roll pare di rovistare i Radiohead velocizzati e scagliati su Marte) ed intensificato (le aperture visionarie di “Una calibro 9 per Toni Rodriguez”), si scorgono vecchi aliti ’60 nell’affascinante rivisitazione di “Un anno d’amore” originariamente cantata da Mina e scritta dall’autorevole Mogol dei tempi d’oro. Per l’occasione viene ricantata infallibilmente da una giovane promessa torinese tra pianti di rose rosse e anziane primavere ritratte in Polaroid.
Altrove c’è spazio per le atmosfere che avevano contraddistinto *2, uscito un paio d’anni fa e felicemente apprezzato (“La gang del pensiero” e “Dopolavoro dancing” lo sovvengono in maniera piuttosto evidente).
E tra turbolenze al cardiopalma (“I seguaci di Gloria Garcia”), imminenti hit per momenti infelici (il capolavoro tutto occhi lucidi e stelle di “Autour de notre” è una commozione ad ogni ascolto), si giunge al riuscito cut-up della title track, tra chitarre mandate in loop e pronunce francesi che si smarriscono tra effetti digitali martellanti ed incantati.
Fino a giungere alla non altrettanto ineccepibile chiusa del cerchio con (ironia della sorte) “C’era una volta il post”.
Che sia una provocazione?
Mah, non ci è concesso saperlo, comunque “L’irréparable”, seppur non si discosti più di tanto dalla poetica degli “altri Gatto ciliegia”, ancora una volta brilla di luce propria.
Quindi, auguri al gatto.
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Altre recensioni
Di vonhesse
"L'autor de Notre si muove sempre in paesaggi fumosi e impercettibili dove un basso, una spazzolata sul rullante e quattro note di chitarra riempiono il brano più di mille orchestre."
"Un disco delicato e leggero, discreto e mai invadente che si ascolta con interesse e curiosità, regalandoci momenti di spensieratezza e classe raramente ascoltabili in giro."