Se non ci avesse pensato prima Battisti il titolo ideale per questo disco sarebbe stato "Io vorrei...non vorrei... ma se vuoi". In un certo senso è un capolavoro, sì ma di indecisione, di incertezza, di instabilità, un disco balzano come un giorno di marzo, un alternarsi continuo di luci e ombre. Ma procediamo secondo il titolo battistiano.

IO VORREI... eh sì, vorrei ancora comporre ancora quelle belle suites dei tempi d'oro, straricche di spunti melodici fino al barocco, articolate e piene di variazioni di ritmo. Vorrei, ma non mi riesce più. Ci provo con l'inizio sinfonico di "Behind The Lines", che promette chissà quali sfracelli e poi si arena su motivi abbastanza piatti, insisto con "Duchess" ma devo arrendermi all'evidenza della miseria delle "drum-machines" di Phil Collins, che pure insieme ai rarefatti tocchi di tastiera di Banks nell'introduzione fanno balenare l'idea di un'atmosfera misteriosa e coinvolgente, ma poi anche qui va tutto in vacca nel successivo sviluppo. Ci provo e ci riprovo, e alla fine in parte ci riesco: nella mesta e finalmente ispirata "Guide Vocal", che non si capisce perché debba spegnersi in poco più di un minuto, e anche in alcune parti della suite finale "Duke's Travels - Duke's End", che come al solito fa una specie di riassunto dei motivi più riusciti del disco (e ce ne sono), anche se nel complesso risulta un po' troppo prolissa.

NON VORREI... che mi nascessero spontanee tutte queste canzonette che, vivaci come i tafani d'agosto, vanno a posarsi sulla gloriosa sigla Genesis, a punzecchiarla e ad imbrattarla... Eppure anche qui devo arrendermi all'evidenza: è questo che mi viene fuori con più facilità, e il bello è che in alcuni casi sono splendide, anche se canzonette. Il timone della virata commerciale l'ha preso in mano Phil Collins, ma è Tony Banks, proprio lui, Tony il timido, il complicato, quello che ancora in "Wind and Wuthering" era capace di regalarci suites da 10 minuti, a rivelarsi maestro canzonettaro, sfornando la bellissima e disperata "Heathaze", oltre alla già citata "Guide Vocal", mentre rimane ad un livello più ordinario nell'involuta e contorta "Cul-de-sac". Phil Collins e Mike Rutherford contribuiscono al settore canzonette con un ottimo esemplare a testa: la collinsiana e sentimentale "Please Don't Ask" e la romantica e struggente "Alone Tonight", probabilmente il meglio che abbia dato Rutherford come compositore (ma ha sempre dato poco o nulla). Come contraltare però ci sono l'insignificante "Misunderstanding" per il batterista, che tra l'altro fa un po' il verso a "Hold The Line" dei Toto, e la macchinosa e noiosa "Man Of Our Times" per il chitarrista. Anche qui, luci e ombre.

MA SE VUOI... ma se vuoi, caro Mercato, noi Genesis siamo disposti a fare un capitombolo, un bel tuffo nel vuoto, e ad offrirti nientepopodimento che "musica che batte". Ecco qua un potente disco-rock di nome "Turn It On Again", facilino facilino, l'ideale per essere passato alla radio da qualsiasi dj di bocca buona. D'altronde siamo entrati negli anni '80 e non possiamo fare altrimenti... Anzi, il bello ha ancora da venire, e si chiamerà "Abacab".

Carico i commenti... con calma