Il concerto allo Shrine Auditorium di Los Angeles, nel gennaio 1975, pare sia l’unico ad essere stato registrato professionalmente tra le circa 99 date realizzate dai Genesis nel tour che è seguito alla pubblicazione dell’album The Lamb Lies Down on Broadway.
La storia di quel tour è ben nota agli appassionati della band; a riguardo dico solo che la scaletta di ogni data prevedeva la riproposizione integrale del doppio album, scandita da alcuni interventi di Peter Gabriel, all’inizio e durante il concerto, in cui presentava, in modo sempre surreale, le avventure di Rael raccontate nei brani che sarebbero seguiti.
In coda alla riproposizione di the Lamb erano previsti come bis uno o due pezzi degli album precedenti; nel caso del concerto allo Shrine Auditorium il bis fu The Musical Box.
Gran parte del materiale di quelle registrazioni era già stato pubblicato ufficialmente nel 98 nell’Archive 1967–75. In quell’edizione mancavano It, l’ultimo pezzo dell’album (sostituito con la versione in studio), il bis conclusivo di The Musical Box, e l’ultimo dei tre interventi parlati di Gabriel (in coda a The Chamber of 32 Doors) in cui accenna agli avvenimenti narrati nella seconda parte del disco.
La pecca più rilevante di quell’edizione era però costituita dalla presenza massiccia di overdub: Peter Gabriel aveva ricantato in studio gran parte delle parti vocali, e Steve Hackett aveva reinciso diverse parti di chitarra, entrambi insoddisfatti della loro performance nel concerto originario.
Queste scelte compromettevano un po’ l’onestà artistica del progetto, ed il suo valore documentaristico e filologico.
Quel concerto è stato riedito di recente all’interno del cofanetto del 50º anniversario di The Lamb, questa volta integralmente, con It, The Musical Box e tutti gli interventi di Gabriel, e soprattutto ripulito dai tanti overdub. Alcune sovraincisioni probabilmente sono state mantenute per garantire la resa audio, ma in generale questa nuova versione dovreBBE essere una riproposizione molto più fedele.
Purtroppo non è prevista una pubblicazione ufficiale separata del concerto al di fuori del cofanetto, quindi per averlo su supporto fisico o ci si accontenta dei bootleg o bisogna scoppiarsi tutto il pacchetto. Per conto mio mi sono ascoltato il concerto in streaming, e me lo faccio bastare.
Dopo alcuni ascolti devo dire che non capisco la necessità che Gabriel ha avuto, a fine anni ’90, di riregistrare le parti vocali per l’Archive 1967–75. Così com’è, il concerto è davvero molto bello, certamente migliore della versione Archive.
La voce è molto in primo piano e si stacca dalla musica; se da un lato questo può sembrare un difetto, dall’altro conferisce più umanità al racconto e rende l’esperienza diversa rispetto al disco in studio. Ad esempio, proprio per il fatto di riuscire ad assaporare meglio la grana grezza della voce di Gabriel, tutta la parte finale di The Lamb viene fuori davvero molto bene, compresa It, che ho sempre ritenuto un po’ sottotono rispetto al resto dell’album (qui la parte vocale è molto bella)
E' sempre un gran bel viaggio da vivere nella sua interezza.
Una volta, parlando di The Lamb con P.P. Farina, io dissi che per me il disco non era più rock progressivo, ma già oltre, in territori musicali nuovi (qui l'ho messo come genere perchè qualcosa dovevo mettere). Lui mi rispose qualcosa del tipo: “Certo che è rock progressivo, non saprei altrimenti in quale altro genere catalogarlo.”
Pier, non sapevi come catalogarlo altrimenti perché non c’è un genere per The Lamb: è un buco nero nella discografia dei Genesis e nella storia della musica di quel periodo. Contiene già quello che nel rock sarebbe arrivato negli anni successivi. Contiene persino il punk, la negazione stessa del prog.
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