Avete presente i cartelloni giganti che gli adolescenti americani appiccicano sulle porte delle loro camerette, "DO NOT ENTER"?

Ecco, ho sempre pensato che sostituire la parola entrare con ascoltare, fosse un buon modo per tenere alla larga le persone da alcuni dischi indegni, come un adesivo da stamparci sopra. Non necesseriamente dischi brutti, ma anche solo album che ti fanno inevitabilmente pensare "Cazzo, erano decisamente meglio prima. Perchè non sono nato in quegli anni!".

Poi magari uno pensa, le persone cambiano, i nostri idoli non sono mai quello che pensiamo siano. Belli, bravi, generosi e disponibili, proprio no. Quando ho saputo della separazione dei Queensryche con Geoff Tate nel 2012, e letto (e visto) di tutte le azioni non proprio democratiche di quest'ultimo nel gruppo, diciamo che cominci a realizzare che a volte è proprio vero che i propri idoli non vanno mai incontrati. Senza mettere in conto anche che l'ispirazione in casa 'Ryche era quasi scomparsa da quasi un decennio a voler essere generosi, calo che è riuscito a produrre album come l'anonimo "American Soldier", il discutibile "Operation: Mindcrime II", o ancora l'orribile "Dedicated To Chaos". Che Tate da dopo l'abbandono di Degarmo abbia preso le redini compositive e musicali della band anche in modo dittatoriale non è una sorpresa, ma pensare che i dischi citati sono stati fatti dalla stessa band che fra l'84 e il 94' ha composto album come il futuristico "Rage For Order", per citarne uno, fa pensare.

E quale può essere quindi la scelta più sbagliata da fare dopo esser stato cacciato dal proprio gruppo in cui hai militato per quasi trent'anni? Farsi sopraffare dalla frustazione, andare in sala di registrazione e comporre velocemente un disco per non essere dimenticato, e anche per sbatterlo in faccia i tuoi ex compagni. Ed ecco nel 2013 vedere la luce "Frequency Unknown", uscito teoricamente a nome Queensryche dato che la causa per l'uso del nome fosse ancora attiva all'epoca. Con una copertina che rimanda a un diretto "Fuck You", le aspettive però non possono essere le migliori.

Tate cerca in tutti i modi di riesumare il passato con gran parte dei pezzi, tentando un approccio più moderno, approccio che aveva portato in passato al successo, come in "Rage For Order", rasentando però il ridicolo in questo caso. Intendiamoci, la voce seppur invecchiata c'è sempre, ma è proprio la svogliatezza nel cantare i pezzi che porta chi lo ascolta ad annoiarsi. Parlavo di modernità, e un esempio è "Dare", con un riff che sa di già sentito e un songwriting che evito di stare a parlarne. Va meglio con pezzi semplici ma che funzionano come "Cold" o "Life Without You", con la prima basata su un mid tempo che sfocia in un bel ritornello, mentre la seconda sembra finalmente tornare a dare espressività alla voce di Tate. Si torna presto sull'anonimato purtroppo, con canzoni di corta durata, ma che sembrano durare all'infinito nella loro pochezza come "Fallen", "Running Backwards", o ancora "Slave". Sbalzi continui di qualità, ecco il problema principale di questo disco. Ne è la prova "In The Hands Of God", un pezzo che neanche sembra composto da Tate da quanto rissoleva l'andamento dell'album, al quale però si contrappone il vuoto di "The Weight Of The World". Dovessi parlare della produzione, userei due parola, freddo e soffocante. Le chitarre non hanno la benchè minima potenza, tranne in alcuni sprazzi sui primi brani, mentre il suono della batteria viene coperto quasi totalmente dalla voce di Tate. Totale squilibrio.

Credo che uno dei più grandi problemi di questo disco sia la voglia di riagganciarsi al passato cercando (invano) di emularlo. Il dilemma è uno solo però, non siamo più negli anni 90', e un pezzo come "The Weight Of The World" non sarà mai come una "Someone Else". Pochi mesi dopo i Queensryche originali, se vogliamo usare questo termine, pubblicheranno "Queensryche" con l'ex cantante dei Crimson Glory, Todd La Torre al posto di Tate. Personalmente, ho trovato decisamente più ispirazione in questo disco rispetto che a "Frequency Unknown", una maggiore voglia di staccarsi dal passato senza cambiare troppo, e sopratutto tantissima voglia di ricominciare.Geoff Tate invece, questa voglia di ricominciare l'avrà lasciata chissà dove.

Tour celebrativi per i 30 anni di "Operation: Mindcrime", e ce ne sarà un altro per i 30 anni di "Empire" nel 2020. Ormai quando le idee sono pari a zero, quel che resta da fare è poco e niente, celebrare il passato nascondendo l'esiguità del presente.. Peccato non sia questa la soluzione.

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