Se siamo d'accordo con Vinicius de Moraes nel definire l'incontro un'arte, allora quest'album ci offre l'opportunità di godere di un'Arte che s'accaparra con prepotenza la maiuscola.

Getatchew Mekuria, tenorsaxofonista Etiope classe 1928, partendo dalla trasposizione di melodie tradizionali del suo paese era già approdato negli anni '50 a uno "stile" che la New Thing avrebbe canonizzato solo a metà degli anni '60. Gli Ex, gruppo punk anarchico olandese che, partito dal crudo bianco e nero di protesta da ciclostile crassiano, col tempo ha avuto il talento di tradire la forma per restare fedele allo spirito del proprio messaggio: nella sua evoluzione il gruppo s'è imbattuto nel volume monografico della splendida serie "ethiopiques" dedicato al saxofonista, innamoratosi della sua musica, per festeggiare i suoi 25 anni d'attività decide di regalare a sé stesso la possibilità di suonare dal vivo come backing band di Mekuria, a noi la gioa di ascoltarne i risultati.

11 vecchie composizioni del "negus of Ethiopian sax" trovano nel punk-rock mutante degli Ex in formazione allargata uno strumento valido per tornare in vita e bruciare di un'intensità tale da far contrarre le mani in pugni di rabbia e distenderle in carezze sensuali; l'anziano musicista, dal canto suo, cava dal suo strumento una grinta da far impallidire gente con metà della sua età, continuando a meritarsi il suo vecchio soprannome. La registrazione dal vivo contenuta nell'album offre una vitalità e un impegno che spazza via buona parte del ciarpame attualmente spacciato dalle multinazionali come punk, dispensando emozioni in varie forma ma in dosi sempre massicce: legna per l'inverno e un fuoco attorno al quale far cerchio per continuare a resistere, resistere, resistere.

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