Ha senso parlare dei GHB al termine del 2015? A parer mio direi di si, visto che sono ancora in giro nei locali del mondo con i loro concerti dove fisicità ed incazzatura sono elementi basilari. Nati agli albori degli anni ottanta nell'Inghilterra Thatcheriana dell'industriale e fumosa Birmingham, rappresentano l'ultima ondata del movimento Punk in terra d'Albione. Grievous Bodily Harm (gravi lesioni personali) è il nome scelto, presto ridotto nel breve e più diretto acronimo GBH; tra i primissimi, insieme ai Discharge, ad intuire e proporre la possibilità di un crossover tra il Punk-Hardcore ed il Metal. In pratica i precursori del Grindcore successivo (cito i Napalm Death ed i loro primissimi lavori influenzati non poco dal grezzo suono delle due band che ho citato appena sopra).

"No Survivors" è un disco live, inciso durante il tour del 1983; va a ripercorrere il primo belligerante periodo della band, quello più estremo ed incalzante. Nelle note sul retro copertina del vinile la band spiega, senza troppi giri di parole, che questo è un disco registrato senza nessun "aggiustamento" in studio. E si scagliano contro band del peridodo, "poor bastards" è la frase che usano, che invece erano solite modificare ed in qualche modo correggere le registrazioni dei loro concerti.

Una copertina che più Punk non si può: i quattro brutti ceffi fotografati davanti ad una fatiscente costruzione, potrebbe essere un pilone autostradale di cemento. Si respira aria di sudiciume, di immondizia, di sporco: un'immagine che ben accompagna il successivo ascolto dei quattordici solchi che vanno a comporre l'altrettanto immondo suono.

Si comincia con la voce di Colin che annuncia il primo brano; "Sick Boy" uno dei loro immortali inni. Dopo quello che ho scritto è facilmente intuibile che la qualità del suono è terrificante. La chitarra di Jock è praticamente inudibile, sovrastata e soffocata da basso e batteria suonate ad un volume che disturba: Punk in tutto e per tutto. Le cose non migliorano con le successive scudisciate: "Maniac", Time Bomb", "Generals" brevi attacchi diretti suonati con quella veemenza che non conosce ostacoli.

E si arriva in questo malato modo al brano più famoso e violento dei GBH: "City Baby Attacked By Rats" tratto dal loro omonimo esordio sulla lunga distanza del 1982. Ancora un "vivace" esempio di cosa riuscivano a tirar fuori dai loro strumenti i quattro cavalieri del male: ritmiche fulminanti, assoli di chitarra dove la non tecnica regna sovrana, voce "balorda" che urla invettive piuttosto eloquenti. Immagino il pogo selvaggio che tale brano richiama al di sotto, ma anche sopra, il palco.

Suonato malissimo e prodotto peggio. Marci, rozzi ed ignoranti...NECROPHILIA...

Carico i commenti...  con calma