1958, si parla di dopoguerra, in germania. Tutto va bene e siamo una grande nazione, “il più bel paese dove vivere” come cantano i bambini nelle scuole. Grazie al governo Adenauer tutto è dimenticato e i nazisti reintegrati nei loro posti di funzionari pubblici. L’opinione pubblica preferisce non ricordare e alle nuove generazioni si sceglie di non far sapere.

Quello che si dice sia successo nei campi di sterminio è solo una montatura di chi la guerra l’ha vinta ed è normale che sia così.

In questo scenario un giovane avvocato che lavora alla procura di Francoforte si imbatte in un giornalista che cerca di denunciare gli ex nazisti che ricoprono tranquillamente ruoli persino di insegnamento nelle scuole (!)

Da qui partirà l’impegno del giovane procuratore che poco a poco scoprirà che sotto il sottile tappeto calato dai vertici politici e dall’opinione pubblica si cela un mostro di proporzioni ciclopiche e spaventose, assolutamente inimmaginabile. Dovrà combattere con i colleghi, con i superiori, con tutta l’organizzazione politica e la macchina che tutto aveva deciso di mettere a tacere.

Con l’aiuto di pochi (il procuratore capo in primis) scoverà e ascolterà i pochi superstiti di Auschwitz e dopo ripetute rincorse al fantomatico e tristemente famoso Josef Mengele ed estenuanti ricerche negli archivi delle SS custoditi dall’esercito americano di stanza in Germania, riuscirà poco a poco a svelare le prove, ad avere le testimonianze, a raccogliere nomi e date, a scoprire che la giustizia ritenuta compiuta con i 150 imputati di Norimberga in realtà è solo un granello di sabbia di fronte anche solo agli 8000 soldati e ufficiali che nel corso degli anni prestarono servizio nel campo di Auschwitz e che videro, seppero, si resero complici o colpevoli di decine di migliaia di morti. Dovrà accettare suo malgrado che il nazismo inglobò indiscriminatamente tutti, a partire dal padre che venera come eroe della Giustizia, all’amico in cui ripone cieca fiducia, al padre della ragazza che ama.

La consapevolezza alla fine lo distrugge ma malgrado tutto e tutti riuscirà ad istituire il processo che condannerà 22 criminali colpevoli di aver non semplicemente “eseguito gli ordini” ma di aver deliberatamente e consapevolmente ucciso dei prigionieri civili. Questo porterà la germania ad accettare la sua storia e a dover pagare, per sempre, il peso delle proprie scelte.

Il film è a mio giudizio molto ben strutturato, si sente il clima, si rivive l’atmosfera, gli stati d’animo della gente e la inamovibile volontà della politica di sotterrare il recentissimo passato del paese, la storia si ispira a fatti reali, reale è procuratore capo, reale il giornalista, mentre la figura del protagonista è in realtà il “collage” di tre giovani avvocati che si impegnarono nell’istutizione del processo che portò realmente la Germania a “scoprire” l’olocausto incredibilmente taciuto e ad accettarne il peso storico. Non ci sono scene strappalacrime né alcuna facile presentazione di immagini crude, ma solo il tentativo, secondo me molto ben riuscito, di spiegare la fortissima volontà politica di allora di seppellire e la difficile battaglia per far in modo che la verità venisse finalmente consapevolizzata da un intera nazione.

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