Nuovo Cinema Paradiso

Una linea sottile separa il passato dal presente. Un frammento di ieri inaspettatamente si impone alla mente e i confini di oggi si fanno indefiniti. Dissolvenza: il sipario si apre e lascia che gli occhi del presente si immergano nel passato. Così nel cuore della notte inizia il viaggio a ritroso nei ricordi ed è il richiamo del cuore che riconduce Salvatore Di Vita al Suo passato.

Salvatore Di Vita era solo un bambino quando cercava di entrare nella cabina del cinema paradiso, quando cercava di spiare la riproduzione delle pellicole americane prima ancora che venissero censurate dal parroco del paesino in cui il cinema era l’unico luogo di svago in una Sicilia mangiata dalla povertà e dalla arretratezza degli anni 40. Il cinematografo era la finestra su un mondo che Salvatore neppure sognava, ma che aveva imparato ad amare. Ed è l’amore per il cinema che regala a Salvatore il dono più grande: l’amicizia con Alfredo (interpretato da un paterno Philippe Noiret) uomo temprato da una terra che tutto prende e nulla restituisce. Dopo essere stato allontanato più volte dalla sala di proiezione, Salvatore convince Alfredo a spiegargli i trucchi del mestiere e a tenerlo con se durante le proiezioni in quella piccola sala che farà da sfondo alle sue giornate prima di bambino e poi di adolescente. Luogo magico in cui cresce l’amicizia tra i due. La sala di proiezione diventerà il loro rifugio, il luogo delle citazioni cinematografiche, il posto in cui la magia del cinema si sprigionerà con tutta la sua forza, il mondo rinchiuso in un morso di paese in cui crescere significava diventare prete o carabiniere. Alfredo seguirà salvatore fino all’adolescenza gli starà vicino quando incontrerà il primo amore e avrà i suoi occhi a fargli da guida quando non potrà più fare affidamento sui propri, lo spronerà a studiare, a non accontentarsi di quello che ha, fino a costringerlo ad andarsene ad intraprendere anche lui il “Cammino della speranza”. “Se non resisti e torni indietro non venirmi a trovare, non ti faccio entrare a casa mia” Dopo trent’anni però Salvatore, ormai diventato un affermato regista, è costretto a ritornare alle Sue origini proprio per la morte improvvisa di Alfredo ritornando ad una realtà in cui il tempo sembra essersi fermato, nonostante gli evidenti segni del progresso che mal si innestano con il tradizionale paesaggio creando negli occhi di chi guarda una triste dissonanza che non si dissolve neanche con l’abbattimento del cinema paradiso, ormai completamente abbandonato a se stesso. Dopo questo doloroso viaggio nel passato, Salvatore tornerà a Roma perché ormai a Giancaldo “ci sono solo fantasmi” ma porterà con sé l’ultimo pensiero lasciatoli da Alfredo, un oggetto in grado di valicare senza sforzo quella sottile linea di demarcazione tra il passato e il presente.

Un affresco umano e sociale, Nuovo Cinema Paradiso (film del 1988) ci accompagna in una terra senza pretese ne futuro di cui Giuseppe Tornatore ci dona un delicato e talvolta statico ritratto. Le strade deserte e il cinema ricolmo di persone, la sala cinematografica diventa lo scenario del dispiegarsi del vivere sociale: amori che nascono, bambini che crescono, uomini che invecchiano e perfino la morte che sopraggiunge. L’immobilità fisica e sociale del paese si pone in contrapposizione con la sala cinematografica dove la vita sembra riprendere il suo scorrere di eventi dinamico e costante. E in questo la narrazione si adegua al contesto, divenendo più lenta e talvolta assente, soffermandosi su inquadrature quasi statiche in cui si evidenzia l’immobilità del paese. La lentezza del vivere si sposa con la discrezione della macchina da presa che entra nella scena con movimenti quasi impercettibili accostandosi o prendendo distanza da ciò che guarda. Nuovo Cinema Paradiso mischia una buona dose di sani valori, spiegandoli mediante una serie di binomi: il vecchio e il bambino, il passato e il presente, la speranza e la rassegnazione, la partenza e il ritorno, l’abbandono della terra natale o la sopravvivenza in essa.

Film di cui ho amato la discrezione con cui è stato diretto, con uno stile semplice senza troppi luccichii, o slanci stilistici. Meravigliosa la colonna sonora, uno straordinario Morricone, traduce in emozione anche le idee più complesse, parlando all’anima come solo lui può e sa fare. Tornatore si fa da parte e affida alla sua terra, ai suoi personaggi, alla sua storia il compito di narrare allo spettatore, tentativo riproposto anche con Baaria (film del 2009) ma non riuscito con la stessa naturalezza. Nuovo Cinema Paradiso è sicuramente un film da oscar, da vedere in ogni caso nonostante l’eccessivo e non sottinteso slancio emotivo che talvolta fa cadere il tutto nel banale, nonostante i vuoti e la lentezza che si ripresentano nella narrazione. Nonostante tutto è un film che parla al cuore e con il cuore va visto ed apprezzato.

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Altre recensioni

Di  STIPE

 "Totò in Alfredo vede un padre. Il vero padre di Totò era partito per la guerra senza fare mai ritorno."

 "Dopo questo episodio Totò incontrerà a distanza di molti anni la sua fidanzata di un tempo, che non lo ha mai dimenticato."


Di  redazioneweb

 "Questo film mi ha dato tutto, nell’arco di un anno mi è accaduto tutto quello che può accadere nella carriera di un regista."

 "Gran parte di questo successo è dovuto anche alle musiche, senza Ennio Morricone non sarebbe stato lo stesso."