Cos’hanno in comune Adele e i Primal Scream, Lana Del Rey e Thurston Moore, gli U2 e FKA Twigs, l’ultimo Paul McCartney e Cee Lo Green? Il minimo comune multiplo di questi e molti altri nomi corrisponde alla figura di Paul Epworth, producer e songwriter inglese plurivincitore di Grammy con la già citata Adele.
È lo stesso Epworth a scoprire e mettere sotto contratto la band in questione: i Glass Animals, producendo, nel 2014, l’esordio di questo quartetto di ventenni di Oxford.
A due anni di distanza, gli Animali di Vetro pubblicano il loro secondo album: “How To Be A Human Being”. Un album pensato per essere catchy e easy listening al punto giusto, ma al tempo stesso formato da canzoni tutt’altro che banali.
I dieci brani (undici considerando una skit) di “HTBAUB” sono rivestiti da una patina pop e da una produzione (forse fin troppo) pulita, al di sotto delle quali, però, si scopre un approccio molto eterogeneo nelle influenze.
Si parte con “Life Itself” in cui sembrano voler riproporre i Battles e la loro incessante ritmica in una chiave più pop, anche grazie ad un ritornello killer. “Youth” è, invece, il lato morbido e dolce del pop dei Glass Animals; mentre in “Season 2 Episode 3” giocano con suoni presi in prestito da videogiochi arcade anni ’80, per descrivere lo stile di vita svogliato di una persona “slugglish, lazy, stupid, and unconcerned” (per citare la madre del buon Frank Ocean).
“Pork Soda”, il cui titolo non è un omaggio ai Primus, bensì al tattoo di una donna conosciuta in tour, descrive la storia di un homeless ed è incentrata, neanche a farlo apposta (ciao Les), su una linea di basso funky. L’altra citazione è nella grottesca orchestralità di “Mama’s Gun”, in cui è presente un sample dei Carpenters e il cui titolo, in maniera voluta o meno, è lo stesso del secondo album di Erykah Badu.
La seconda parte dell’album, pur essendo meno convincente rispetto alla prima, è tutt’altro che un contenitore di riempitivi. In “Take A Slide” basso e batteria rivestono un ruolo centrale e ricordano certe soluzioni ritmiche degli Eels più rock. “Poplar St.” inizia con un riff di chitarra tipicamente frusciantiano, mentre l'adrenalinica “The Other Side Of Paradise” sa aspettare il momento giusto per esplodere.
“How To Be A Human Being” si colloca come uno dei migliori album pop del 2016: un album colorato, estroverso, frenetico, multiforme, paraculo, in cui vengono centrifugati groove, la dance attitude degli LCD Soundsystem, campionamenti, refrain indovinati, elettronica, utilizzo musicale del cantato, ricerca di una ritmicità quasi kraut e/o math.
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