I God Is An Astronaut entrano nell’era del quinto sole. Un sole in dissolvenza però, che lentamente viene ricoperto da nuvole cariche di elettricità. Onde emozionali cavalcano l’etere, in una quiete illusoria, mentre il tempo diventa uno stato mentale. E come sempre restiamo soli, in balia dei nostri pensieri, in attesa del prossimo fragore.

E’ questo il loop che riassume la semplice formula del gruppo, che giostra tra atmosfere rarefatte e repentini clangori di chitarre, come a voler mantenere l’ascoltatore continuamente in sospeso tra sogno e realtà. Una musica evocativa e coinvolgente, dalle aperture psichedeliche, che prende il post rock del decennio precedente e lo scarnifica, abbandonandone i tempi dilatati ed eliminando ogni asperità. Siamo lontani dal sound cerebrale dei Godspeed You! Black Emperor o da quello alienante degli Slint, anche se il fattore emotivo è sempre imperante. Le composizioni vanno dirette al punto, nella loro malinconia di fondo che ti si appiccica addosso come una seconda pelle. Una continua ricerca del “groove”, del suono giusto e di quella melodia che sappia toccare le corde dell’anima.

“Age of the Fifth Sun” è l’ultima fatica di questo trio irlandese. Un disco interamente strumentale, come i precedenti, che porta avanti stoicamente il discorso musicale intrapreso nel lontano 2002. Non ci sono sostanziali cambiamenti, i God Is An Astronaut fanno semplicemente quello che hanno sempre fatto, ciò che riesce loro meglio. Semplicità è la parola chiave e si respira lungo tutte le tracce del disco. A partire dagli squarci decadenti della travolgente opener “Worlds in Collision”, passando per le ritmiche avvolgenti di “Lost Kingdom”, fino ad arrivare ai languori elettronici e quasi ambient della conclusiva “Paradise Remains”. Ma il perfetto equilibrio viene raggiunto nell’ispirata title-track, dove ai delicati vagiti in overdrive fa seguito un maligno riff degno dei migliori Kyuss (!). Rabbia e spiritualità che si toccano, senza guardarsi, come facce della stessa medaglia. Le note sfumano e lasciano decantare sensazioni.

Questa è musica ad alto tasso ipnotico, carica di emotività, che vive nelle sfumature e lascia immersi in una sorta di torpore estatico. Ovviamente non posso ancora dirvi cosa resterà di tutto questo. Ed è fondamentalmente il motivo per l’assenza di un voto da parte mia. Per ora è un gran bel sentire.      
  

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