Goran Bregovic, beh, un altro personaggio che non ha nessun bisogno di presentazioni; musicista assolutamente poliedrico e trasversale, un pioniere per molti aspetti, e indubbiamente anche un gran furbacchione; emblematico il caso di "Irish Songs" del 1998, un album di brani tradizionali irlandesi interpretati da vari artisti locali che lui ha prodotto, accreditandolo come disco suo a tutti gli effetti, con il solo nome Goran Bregovic in copertina; album tra l'altro veramente molto bello e che vi consiglio vivamente, forse ci tornerò su in maniera più approfondita in futuro. Anche per quanto riguarda l'ambito della musica balcanica GB non è proprio amato da tutti, c'è chi lo accusa di ricoprirsi di glorie non sue, di essere forse un po' troppo accentratore, un po' paraculo per così dire; io preferirei non entrare del merito della questione, sono troppo fuori da certe dinamiche per esprimermi con cognizione di causa e in fondo mi interessa veramente poco, mi limito ad elaborare ciò che sento nella sua musica, ovvero album ben confezionati, senza ombra di dubbio, accattivanti, istruttivi e spesso anche molto divertenti, il che non guasta mai, come appunto questo "Alkohol: Sljivovica & Champagne" del 2009.
Come facilmente intuibile dal titolo, il tasso etilico viaggia su livelli decisamente alti, un disco che inebria ma soprattutto affascina e coinvolge. Trovo veramente lodevole lo spirito autenticamente popolare di questa canzoni, fiati in ogni dove, voci non propriamente aggraziate e ritmi vivacissimi, sonorità sicuramente più da bettola di Skopje che da salotto buono chic-alternativo; chi ama i Pogues qui troverà pane per i propri denti. Gypsy folk a manetta e un sacco di melodie sgangherate, incalzanti, con percussioni etniche veramente fantastiche; i celeberrimi violini tzigani? No, assolutamente non pervenuti, mi dispiace. Abbiamo una "Na Zadnjem Sedisu Moga Auta" con un sornione gypsy-jazzy parlato supportato da cori femminili, poi "Ruzica", l'unico vero lento dell'album, una torch song di strada, di un lirismo rustico e struggente, i gioiosi contrappunti vocali di "Kerna Mas", con un'adorabile triangolo come sostegno ritmico e l'andante lievemente malinconico di "Tis Agspis Sou To Risko".
"Alkohol..." è vita, è ritmo, è colore, è un continuo susseguirsi di canzoni da ballare davanti a un falò; tanghi, danze turche, armonie greche, tutto rielaborato in una forma grezza, spontanea, vivida; citerei in particolar modo "Jeremija", "Zamisli", "Gas, Gas", "Za Esmu" e "Napile Se Ulice", roba da far resuscitare i morti. Avrei un'unica, piccolissima perplessità: il titolo, qui la Sljivovica scorre a fiumi, poco ma sicuro, ma lo Champagne cosa c'entra? Assolutamente nulla, ma vabbè. E allora che dire, operazione perfettamente riuscita, maestria, passione e sicuramente anche un pizzico di furbizia, ma quella serve sempre, inutile raccontarci favolette; roba sua ma in parte non sua? Roba non sua che tenta di vendere come sua? Boh, si, forse, può darsi, ecchissene, questo è un album, o un songbook o chiamatelo come vi pare godibilissimo e coinvolgente, quindi da parte mia solo le più sentite congratulazioni per il maestro Bregovic.
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