E’ passato solo un anno dal grande ritorno dei Gorillaz con “Humanz”, un tripudio di stili e collaborazioni che non ha accontentato proprio tutti (anche se in definitiva si tratta di un disco più che buono).

Proprio queste troppe collaborazioni, che hanno messo in secondo piano la voce di 2-D/Damon Albarn, sono state oggetto di alcune critiche; e forse proprio queste critiche hanno spinto il leader dei Blur a dare un seguito all’album pubblicato nel 2017 dopo soli quattordici mesi, anche se la motivazione ufficiale sarebbe l’avere a disposizione più materiale nuovo per l’imminente tour estivo.

I Gorillaz in ogni caso non sono nuovi ad una mossa del genere; già nel 2011, anche allora ad un solo anno dal precedente “Plastic Beach”, pubblicarono “The Fall”, curioso progetto composto da pezzi interamente assemblati in tour utilizzando svariate app. Si trattava però di un disco grezzo ed incompleto, non sempre convincente; qui invece la musica cambia.

Il nuovo “The Now Now” è un album completo, ben rifinito ed ispirato, forse a conti fatti il migliore della cartoon band da “Plastic Beach”. E’ un disco, come anticipato da Albarn, “praticamente immerso nel mondo di 2-D”; quasi azzerate le collaborazioni, che si riducono al leggendario George Benson (alla chitarra per il fantastico singolo “Humility”, splendido gioiellino tra pop estivo e sottili fascinazioni jazz, e co-autore dell’altrettanto convincente “Magic City”, evocativa e perfettamente interpretata da Albarn) e a Jamie Principle in coppia con Snoop Dogg per l’altro estratto “Hollywood”, non a caso l’unico brano che richiama il sound del precedente “Humanz”.

Alla produzione troviamo (assieme al sodale Remi Kabaka) James Ford, reduce dai trionfi con gli Arctic Monkeys, che a detta di Albarn ha dato un’enorme mano soprattutto nell’amalgamare le liriche dell’album. Ma anche a livello di sound la mano si sente eccome, e le impalcature sonore risultano impeccabili nel facilitare i saliscendi vocali di 2-D (“Kansas”, “Fire Flies”) e nel far muovere i piedi con convinzione negli episodi più movimentati, come nello sfrenato electro pop di “Tranz” (una delle migliori). Ammalia “Idaho”, lentone dilatato che si avvicina agli stessi Blur (quelli più evocativi di “The Universal” e “No Distance Left To Run”); in un disco ove Damon è assoluto protagonista, è inevitabile fare paragoni con la casa madre.

“The Now Now” alla fin fine convince e scaccia le paure di un disco raffazzonato in fretta e furia solo per battere il ferro finché è caldo; anzi, a conti fatti sembra il vero comeback dei Gorillaz come li conoscevamo, per quanto “Humanz” avesse delle ottime frecce al proprio arco.

Traccia migliore: “Idaho”

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