A quattro anni di distanza da una sfortunata, e al contempo insensata, tripletta di album intitolata "Uno, Dos e Tre" i Green Day, superati i problemi di riabilitazione di Billie joe, tornano sulle scene musicali con questo "Revolution Radio", circa 45 minuti di musica che, per essere "digerita", necessita diversi ascolti. Lo stesso Billie Joe, a fine 2015, aveva dichiarato che la sua missione per il 2016 era quella di "distruggere per sempre la parola pop-punk", e questo aveva suscitato non poca curiosità fra i fan (compreso il sottoscritto). Lo ha distrutto? beh, francamente la risposta è No. No perchè Revolution Radio, al contrario di come ci ha illuso il primo singolo infuocato e punkettone "Bang Bang", contiene canzoni a cui purtroppo spetta ancora l'etichetta pop-punk (vedi: Still Breathing, Youngblood, e la stessa title track Revolution Radio) Nulla di nuovo quindi, i Green Day sono sempre gli stessi: Powerchords a bomba, ritornelli efficaci e orecchiabili. Il disco si apre con "Somewhere Now", canzone che mi ha riportato in mente la buona vecchia "Christie road", veramente azzeccata per aprire l'album, Chitarra acustica e voce all'inizio per poi esplodere in un ritornello potente stile The Who come i Green Day ci hanno abituato da 21st century breakdown. Si passa quindi alla track 2 "Bang Bang", nonchè primo singolo estratto dal disco. Una canzone veloce, punk al punto giusto, arrabiata e politica, Molto bella veramente.. Ma Alt! mi sembra di conscere quel riff! Infatti, è come pensavo... St Jimmy. Si, purtroppo il riff manca di originalità, è terribilmente simile a St. Jimmy, ma quello che è veramente l'apice di questa canzone è il bridge. Spettacolare! andiamo avanti con la title-track. "Revolution Radio" inizia con un riff di chitarra molto bello, che personalmente mi ricorda tanto il suono di una sirena, per poi continuare con una strofa dal classico ritmo GD e un ritornello coinvolgente che rende questa canzone un inno. E' il turno di "Say Goodbye", canzone politica dal testo intelligente come Billie Joe sa fare ma che musicalmente che perde molto per il suo, a mio parere, sembrare un Mashup fra "Holiday" e "East jesus Nowhere". Peccato è una bella canzone comunque... Arriviamo ad "Outlaws", ballad dal sapore malinconico dove billie ricorda la sua adolescenza con mike e il loro essere stati "Outlaws" . Canzone ben riuscita con strofe che riportano ai 50's e un ritornello che esplode molto emozionante. La cosa che più colpisce, dal testo particolarmente profondo, è la frase "We destroyed Suburbia" ho la pelle d'oca! sembra come un cenno all'era di american idiot ormai passata. bella, bella veramente! Ed ecco "Bouncing off the wall" ovvero la nuova Troublemaker/Horseshoes an handgranades/Prosteatic head. Il ritornello ricorda molto "Know your enemy" ma, seppur energica, è una canzone di poco conto, prendiamola come riempitivo. Cosi siamo giunti a "Still Breathing" , canzone prevalentemente pop che marcirà in radio nei prossimi mesi, dove Billie è felice di Respirare ancora, dopo l'inferno della tossico dipendenza che lo ha portato in rehab. Molto bella ed emozionante, melodia degna di nota. E' il turno di "Youngblood", canzoncina ben costruita che puzza di triologia, dove billie parla di Adie bla bla bla... scorre via velocissima ed eccoci a "Too dumb to die" che personalmente mi ricorda tantissimo l'era di american idiot, molto bella ed energica. Giunti quasi alla fine dell'opera ci imbattiamo in "Troubled times" che nonstante il ritornello interessante puzza di riempitivo. Adesso eccocci all'apice del disco "Forever Now" che insieme a "Somewhere Now" ne fa da cornice. E' qualcosa di spettacolare dall'inizio alla fine, alcuni pezzi ricordano Nimrod, il ritornello che si sente alla fine dove billie grida "I want to start a revolution, I want to hear it on my radio" ,mette la pelle d'oca. Si chiude con la stessa chitarra acustica di "Somewhere Now" un po' come succede con "21st cenury breakdown" e "See the light". Epica, sette minuti di pure emozioni!. Eccoci all'ultimo brano "Ordinary world" ballad acustica che chiude il disco, molto bella anche questa. Seppur revolution radio non sia american idiot, è un disco che nel complesso (salvo qualche piccolo riciglaggio di riff), risulta valido, ben suonato e dal sound graffiante e potente. Non è un concept album, ma c'è un filo conduttore nelle canzoni.. D'altronde la semplicità è sempre stata un punto di forza dei GD, che seppur non avendo distrutto il pop punk ,ci hanno dimostrato che dopo 30 anni di carriera e un'induzione nella hall of fame, ci sanno ancora fare. VIVA LA REVOLUTION!!

Carico i commenti... con calma