Un grand'uomo, il vecchio Greg. Sì, ma non solo in senso stretto (sì, effettivamente è sovrappeso). Un vero maestro, capace di destreggiarsi con il basso ai tempi in cui gridava tenebroso nella corte del re cremisi l'indimenticabile "Confusion ... will be my epitaph...", e di difendersi, dopo aver lasciato Fripp e compagnia all'uscita di "In The Wake Of Poseidon", assieme a Keith Emerson e a Carl Palmer con la chitarra elettrica nei gloriosi assoli di "Karn Evil 9" o "Tarkus" e con la chitarra acustica (prediletta la 12 corde) in brani mozzafiato quali "I Believe In Father Christmas" o "Still ... You Turn Me On" (per non andare a scomodare i pilastri "From The Beginning" e "Lucky Man"). Ha regalato alla storia del rock grandissimi momenti, con la sua voce piena, limpida e calda. Insomma, nel 1977, ai tempi del magnificente "Works Tour" quando il supergruppo ELP stava godendo ormai le ultime glorie prima di venire messo K.O. dagli eccessi, soprattutto cocaina, Greg Lake aveva già fatto il pieno, scrivendo due pagine importantissime della musica progressive.
E mentre i mostri degli anni '70 tentavano all'inizio del decennio successivo di rianimare il prog ormai decaduto -vedasi il progetto Asia, con il quale Palmer riuscì a smarcarsi dagli ultimi pietosi lavori degli ELP ("Love Beach")- il Lake sforna solo soletto un paio di gioiellini, "Greg Lake" e "Manoeuvres", dimenticando le complicatezze dei '70.
L'album "Greg Lake" emette i suoi primi vagiti proprio all'alba della decade dei capelli cotonati, un gioiello poliedrico che tocca con i suoi vertici varie ispirazioni. Siamo ben lontani dal prog delle origini, ma a rivelarci la naturale vena più romantica e melodica di Lake vi erano già parecchi indizi nella sua carriera precedente, basti pensare alle numerose ballate strappalacrime di sua forgia che si trovano disseminate lungo tutto il percorso ELP. Un gioiello poliedrico, si diceva. Sì, che va dalle sonorità di hard rock classico di canzoni come "Nuclear Attack" e "Love You Too Much", sempre rese più raffinate dallo straordinario gusto di questo artista, alle lente ballate d'amore tipiche del suo repertorio come la struggente "Let Me Love You Once Before You Go". Il tutto è condito da una sensibilità nuova: entrano prepotentemente infatti le sonorità degli anni 80 che si miscelano perfettamente con l'ormai grande esperienza del musicista, e sono sicuro che sono proprio lavori come questo che hanno contribuito alla maturazione di questa sensibilità ai suoi inizi.
Collaborazioni di lusso, come sempre amano fare i grandi agli inizi delle proprie carriere soliste. Il primissimo nome che va fatto è certamente quello di Gary Moore, chitarrista a quell'epoca ormai abbondantemente navigato ed esperto, anche in fatto di prog, visti i noti progetti con gli Skid Row e i Colosseum II, che si prodiga in assoli spettacolari, e seguirà Lake anche nel tour successivo, reinterpretando non solo le canzoni da solista dell'inglese ma anche i suoi vecchi cavalli di battaglia da progster; ma anche il compianto Jeff Porcaro e Steve Lukather dei Toto hanno contribuito a quest'album, e molti altri. Last, but not least (anzi!) il brano "Love You Too Much" è scritto nientepopodimenoche con Bob Dylan!
A "Greg Lake" nel 1982 seguirà "Manoeuvres", sempre con la collaborazione di Moore, un album dedicato al tema prediletto da Lake: l'amore. Nel 1983 invece sostituirà Wetton negli Asia per un noto live a Tokyo, trasmesso in diretta mondiale da Mtv, ma questa è un'altra storia.
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