All'inizio c'era Jack e Jack aveva un groove. Quel groove che ha generato l'house. "Can you feel it" quante volte l'abbiamo gustato in coppia con l'altro piatto che invitava a pompare il volume? Assaggi "Mindtrap", prima portata Chez Guillaume, e ti sembra quel sapore anche se la ritmica è più funky e le voci fortemente sussurrate. Giunto a metà piatto assapori in successione tromba, sax, batteria, cimbali e tastiere sottoforma di spezie esotiche capaci di trasformare un piatto semplice in qualcosa di difficile da dimenticare. Vien voglia di saperne di più su cotanta abilità.

Vai sul suo spazio e scopri che Chef Guillaume agisce come percussionista di un gruppo funk, studioso di ritmica classica e latina, infine come compositore elettro-acustico con influenze che spaziano dalla musica concreta alla techno. Scopri che non è un dj ma uno che porta in giro il suo gruppo a suonare dal vivo nei club di mezzo mondo. Canadese di nascita, residente a Berlino, si presume, in buona compagnia.

Ma torniamo alla cena in questione, dicendo che il secondo antipasto conferma quanto di buono si è apprezzato col primo. Nell'attesa annotiamo dal menu che la gastronomia sonora è fatta da una speciale miscela di funk, house, techno, gospel, swing e afro-beat. E aggiungerei parecchio jazz stile Blue Note giusto perché la terza portata che consiste in "32 tonnellate di piccioni" ne è totalmente immersa. Una ricetta così riuscita che gente come Laurent Garnier, Llorca e Dominic Navarre, giusto per limitarsi ai francesi, farebbero carte false per ottenerla. Ora potrei continuare a dire quanto di buono si gusta nelle altre 8 portate di questa squisita cucina. A sproloquiare per ognuna su quanto sapore arriva al palato in termini di sperimentazione, armonia, profondità emotiva e ricchezza compositiva. Però rischierei di annoiare perché ognuno potrà godersi le tante sfumature e focalizzarsi sui variegati frammenti che fanno di quest'opera una delle sorprese più convincenti del 2010.

Tre stelle Michelin, prenotarsi per tempo.

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