Il folk si può condurre in mille modi. Esistono artisti che vedono questo genere come pura espressione di musica genuina con testi che parlano di argomenti semplici, quotidiani; esistono artisti che in questo tipo di musica sentono il perfetto connubio con i loro sentimenti amorosi; altri ancora, invece, sanno trattare milioni di temi con una freschezza sorprendente. Di quest'ultimo gruppo fanno parte i Guster che, arrivati al sesto album, dopo anni di carriera ed esperienza musicale, mantengono invariata la freschezza di un'opera matura ma allo stesso tempo ingenuamente giovanile. Il predecessore di Easy Wonderful, Ganging Up on the Sun (forse la loro opera più nota) aveva lasciato immaginare una importante evoluzione musicale del gruppo, che era riuscito a reggere perfettamente pezzi strumentali e solo a tratti cantati in pieno stile alternative (Ruby Falls), allegre e spensierate ballad in cui il piano faceva da principe (Manifest Destiny) e canzoni più pensate (Satellite e One Man Wrecking Machine). Ebbene, per varietà, questo sesto album certamente non delude, tuttavia spiazza leggermente questa 'meravigliosa semplicità' che il gruppo ci offre; il risultato è comunque molto positivo. Si parte subito con uno dei pezzi di maggiore impatto dell'album nonchè tra i più belli dell'intera discografia della band, Architects and Engineers, melodia fantastica che sa stupire anche per ispirazione e creatività. Più avanti l'album si snoda attraverso temi amorosi (Do You Love Me?, What You Call Love) e profonde ballad dal testo malinconico (fantastica e quasi strappalacrime Stay with Me Jesus). Arrivano anche momenti ben più vivaci sullo stile della prima traccia, come This Could All Be Yours e Bad Bad World). I risultati migliori però si ottengono quando i Guster provano a cambiare le carte in tavola, aggiungendo e togliendo strumenti a loro piacimento. Sicuramente l'armonica di This Is How It Feels to Have a Broken Heart e la base elettronica di Do What You Want sono un perfetto esempio della creatività del gruppo. Oltre alle dodici tracce ordinarie esistono poi tre tracce nascoste (o almeno non indicate sul retro del disco e nel libretto), poste dopo qualche inciso di silenzio, tutte di piacevole ascolto. In conclusione un ottimo disco di folk-pop dalle melodie accattivanti, semplice ed efficace, che trasmette numerose emozioni. Non un disco che piace da subito per chi ama questa band sin dagli inizi (mi ci sono voluti quasi quattro anni per poterlo rivalutare, dopo i primi deludenti ascolti), ma abbastanza facile da apprezzare per chi si avvicina per la prima volta ai Guster; il preludio alla rovina, un preludio molto piacevole.

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