Un microfono, una chitarra acustica e un pianoforte: pochi ma buoni gli ingredienti delle performance dal vivo del nostro Tom.

Questo individuo con lo sguardo isterico e la mente fervida lascia sì in sofferente attesa i fan dei dEUS da quasi 5 anni, ma nel frattempo anima da dj (!) le notti mitteleuropee, ha girato un film, ha fondato un progetto techno/electro/jazz/blues (Magnus); ed è anche andato in giro per l’Europa esibendosi in intime serate unplugged in compagnia del pianista Guy Van Nueten.

Qualcuno ha registrato il tutto e messo insieme i pezzi migliori in un doppio cd. I due suonano anche svariate cover, di Joni Mitchell (una splendida River), di Nick Drake, di Serge Gainsbourg, di JJ Cale, addirittura “del” Bowie (Memory of a Free Festival, qualcuno non ci crederà ma gli è venuta molto bene) ed è soprattutto in questi pezzi che il bravo Guy si ritaglia il suo spazio con la sua ispirazione jazz.

Ma per lo più si tratta di versioni acustiche di canzoni dei dEUS (da questo punto di vista il disco non aggiunge molto alla qualità del quintetto belga), in cui è Barman a farla da padrone. Spesso addirittura Van Nueten si fa proprio da parte e gli lascia tutta la scena. Il set è molto 'stripped down', e Tom, “delicato ed egocentrico come la sua voce” (mi auto-cito), ci sa fare quando l’atmosfera è raccolta e la gente pende dalle sue corde vocali.

Magari non sarà il più virtuoso dei chitarristi, ma è sicuramente un artista che nelle proprie canzoni mette il cuore, le padroneggia e le culla come delle preziose creature, tirandone fuori il midollo (Right As Rain nella versione scheletrica ed emozionante che probabilmente aveva quando la scrisse, a 17 anni – 17 anni…), oppure – purtroppo non molto spesso – dando loro delle forme irriconoscibili (Everybody’s Weird rallenta, si calma, e diventa un pezzo stupendo).

Un pizzico di inventiva in più e questo disco sarebbe stato non solo bellino, ma anche spiazzante (che poi è quello che molti di noi vanno cercando, o no?). Continuerò ad ascoltarlo di frequente, credo, ogni volta che avrò l’occasione di chiudere gli occhi e guardarne le note emergere dal buio.

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