In "Aerial Ballet" (1968), il suo terzo lavoro, Harry Nilsson conferma i suoi talenti: una buona vena compositiva e una spettacolare abilità canora e interpretativa.

Rispetto ai precedenti, il disco propone molti più brani composti da Nilsson, ed è presente soltanto una cover. Tuttavia, questa unica, sola e solitaria cover di "Aerial Ballet" è il più grande successo di tutta la sua carriera, confermando un pò la tesi (mia, ma non solo) secondo cui, nonostante le ottime capacità di songwriting, la sue più grandi doti sono la voce e la sensibilità interpretativa.

La cover in questione è "Everybody's Talkin'", una canzone meravigliosa del grande folksinger Fred Neil. Nilsson non stravolge mai i brani che reinterpreta, anzi generalmente mantiene un'educata fedeltà rispetto all'originale. L'impressione è che il suo approccio ai brani altrui sia spontaneo e naturale, seguendo allo stesso tempo sia lo spartito che la sua personale sensibilità. Il risultato è magnifico; il suo pregiato timbro e la sua arte infondono al brano la giusta trasognata malinconia delle liriche e la melodia scorre fluida e irresistibile.

Ma "Aerial Ballet" non finisce certo qui. Il resto del disco è composto da tutto materiale originale, che conferma l'ottimo gusto melodico di Nilsson, un maestro del chamber-pop contaminato dal country-folk americano e dalle antiche glorie del music-hall.

Il brano più interessante è "One", forse la sua migliore composizione della carriera, una delicata melodia di rara bellezza e arrangiata in modo così efficace che sembra uscita dal "Sgt. Pepper" dei Fab Four. E' un brano piuttosto famoso e negli anni sono uscite molte cover (mi viene in mente per esempio la colonna sonora di "Magnolia").

Un vero bagno catartico nel Vaudeville sono "Daddy's song", "Mr. Richard's Favorite", "Little Cowboy", "Mr. Tinker" e "Bath"; tutti brani molto orecchiabili, ben arrangiati e dai testi più o meno seri e personali. Un altro pezzo notevole è "Together", un chamber pop di gran classe, e lo stesso si può dire della splendida "Don't Leave me" e di "Good Old Desk", un brano che ricorda molto una certa musicalità alla John Lennon.

"Wailing Of The Willow" è il brano più tradizionale, una bossanova intimista su una melodia da cantante confidenziale.

Nel complesso si tratta di un gran bel disco, tra i migliori lavori di Harry Nilsson.

Giudizio 8,5/10

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