Se si uniscono musicisti dei Caravan, dei Khan, degli Egg, dei Matching Mole, dei Gong e via discorrendo il rischio di ottenere un miscela "esplosiva" è davvero alto.
Da queste esperienze provenivano Richard Sinclair, Pip Pyle, Phil Miller e Dave Stewart che incassando anche la collaborazione del grande Robert Wyatt, diedero vita nel 1973 agli Hatfield & The North. Questo esperienza sarà una delle vette più alte del Canterbury Sound, due soli album, ma che hanno lasciato il segno.

Il disco di esordio, omonimo, racchiude il meglio delle caratteristiche dei musicisti e delle loro storie musicali. La meravigliosa copertina "veste" al meglio questo lavoro. L'equilibrio è perfetto tra le melodie di stampo "caravaniano" e le improvvisazioni di taglio jazzistico. Il suono complessivo - eccezion fatta forse solo per la chitarra elettrica distorta - è straordinariamente attuale.
La prima vera traccia, dopo i suoni introduttivi di "The Stubbs Effect" e la "pennellata" alla Caravan - che verrà poi ripresa - di "Big Jobs(Poo Poo Extract)" è "Going Up To People And Tinkling", dove la vena jazz-rock delle tastiere di Dave Stewart emerge senza titubanze, con la batteria di Pip Pyle elegante come sempre. Subito dopo, con "Calyx" arrivano i "gorgheggi" di Robert Wyatt (probabilmente alla prima uscita dopo l'incidente ). Il brano è straordinario, le armonie per niente ovvie, atmosfere eteree, voci che si inseguono, melodie irregolari ma nel contempo fluide. Siamo nel centro di Canterbury.
Partono adesso gli oltre dieci minuti di "Son Of There's No Place Like Hom", che dalla prima parte, con melodie non proprio usuali, si sposta verso melodie ancora più strane, quasi a riprodurre uno sghembo vociare di bambini, ma verso metà del pezzo arrivano le "The Northettes", con i loro coro angelico, che faranno da preludio ad una marcetta prog che ci condurrà alla fine del brano. Davvero originale, ma senza forzature. Dai dieci minuti del brano precedente si passa ai due minuti scarsi di "Aigrette", con la melodia in unisono tra voce e chitarra acustica, molto jazzy. Con la successiva "Rifferama", i musicisti daranno sfogo all'improvvisazione, siamo in pieno territorio jazz-rock, condito però da alcuni suoni atipici per il genere, ma propri di alcune esperienze canterburiane. Chiudono il pezzo delle "classiche" risate da telefilm (da notare, all'interno della copertina, una foto dei protagonisti della serie tv "Bonanza").

Con "Fol De Rol" viene fuori la vena malinconica tipica dei Caravan, la voce di Sinclair ed il suo basso caratterizzano ancora di più la bellissima melodia del pezzo. In questa alternanza tra brani corti con brani più strutturati, si arriva a "Shaving Is Boring", che passa subito da una primissima parte leggera ad un riff molto duro, con soli di basso, anche distorto, drumming molto serrato, specie sui piatti. Si è creato un tappeto sonoro a tratti psichedelico, uno dei momenti più difficili del disco, ma ancora più straordinario quando, dopo un letterale "sbattito di porta" si ascoltano frammenti dei brani precedenti che portano ad un preseguo del pezzo, lontani ormai dal riff che ha caratterizzato il brano. Straordinario.
La rassicurante voce di Sinclair ci riporta alla calma ed alle tonalità "grigio-rosa" con "Licks For The Ladies": un piccolo gioiello. Dopo la brevissima "Bossa Nochance", sempre cantata da Sinclair, il tema iniziale di "Big Jobs No2" viene ripreso e sviluppato, con eleganza e classe. Il solo di organo, ci riporta a "In The Land Of Gray And Pink", arricchito dai piccoli vocalizzi di Robert Wyatt.
Potrà ricordare nelle prime note, la "Primavera" di Grieg il terz'ultimo brano "Lobster In Cleavage Probe", affidato alle voci femminili delle "Northettes" nella prima parte, la seconda è ricca di soli di tastiera, su di una armonia molto varia, che si lega a "Gigantic Land-Crabs In Earth Take", altro momento più duro, con un lungo solo di chitarra elettrica, molto particolare, con un uso delle scale no molto scontato, ma che forse avrebbe meritato un "sound" meno acido. Come in apertura, altri "Stubbs Effect" chiudono questo straordinario disco.

Per gli amanti del Canterbury Sound, un must. Come anche il successivo "The Rotter's Club". Ma anche più in generale, un capolavoro.

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