A pochi giorni dalla scomparsa del grande Ronnie James Dio, morto all'età di 67 anni a causa di un tumore, ho deciso di rispolverare quello che, ahimè, è il suo ultimo album in studio.

"The Devil You Know" viene pubblicato nella prima metà del 2009 dagli Heaven & Hell. Dietro questo inedito monicker si nascondevano i quattro musicisti della formazione dei Black Sabbath con Dio alla voce: Tony Iommi alla chitarra, Geezer Butler al basso, Vinny Appice alla batteria e lo stesso cantante statunitense. I quattro avevano pubblicato tre ottimi album negli anni 80 ("Heaven and Hell", "Mob Rules" e "Live Evil", il primo dei quali con Bill Ward, batterista originale dell'era Ozzy, alla batteria) e un degno seguito nel '92 ("Dehumanizer"). Riunitisi nel 2006 com il già citato Ward alla batteria (che però abbondana subito) come band esclusivamente live, pubblicano nel 2007 un ottimo live album ("Live from Radio City Music Hall") che attesta ufficialmente l'ottimo stato di forma e l'affiatamento del quartetto in circa 2 ore di concerto in cui il gruppo ripercorre l'intera discografia della formazione.

Nonostante le smentite, iniziano a rincorrersi i rumors che vedono la band al lavoro su un nuovo album in studio e finalmente la notizia viene ufficializzata. "The Devil You Know" presenta le sonorità più pesanti, nel senso "classico" del termine, e tendenti al doom che i quattro abbiano mai composto. Si parte subito bene con "Atom and Evil" un pezzo che vede un Ronnie James Dio in gran forma (cosa che, comunque, si noterà molto spesso nel corso dell'album) sia per quel che riguarda l'interpretazione vocale, che per il testo che, come suo solito, tratta tematiche fantasy. Si continua con "Fear", pezzo lievemente più debole del precedente che velocizza un po' l'atmosfera (specie nel riff): "Bible Black", primo singolo dell'album, si apre con un arpeggio di chiara matrice Led Zeppelin ("Stairway to Heaven"); il pezzo è quanto di più simile i nostri possano fare ad una ballad, con un ottimo assolo di Iommi e una buona parte ritmica gestita dal duo Butler-Appice. "Double the Pain" scorre via velocemente senza distinguersi particolarmente in nulla, nè in positivo, nè in negativo, lasciando spazio a "Rock and Roll Angel" per la quale vale più o meno lo stesso discorso. "The Turn of the Screw" si distingue invece per un'ottima ritmica e per dei ritmi lenti che le regalano un'atmosfera diabolica. Con "Eating the Cannibals" si tocca il punto più alto del disco: pezzo molto tirato e corto (rispetto agli standard del disco) con un buon ritornello e un testo abbastanza particolare. Altro episodio molto convincente è quello rappresentato da "Follow the Tears": dall'ottimo refrain, anche questo brano presenta un'atmosfera "diabolica" e vede inoltre il miglior Appice del disco in azione.

Con "Neverwhere" e "Breaking Into Heaven" si torna su atmosfere più rilassate e sognanti, marchio di fabbrica di Dio, chiudendo in maniera degna l'album.

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