“Pensa agli Yardbirds che vanno a letto con Ligeti tra le macerie di Berlino divisa” dice Malcolm a Benjamin descrivendo la musica degli Henry Cow.

Benjamin ha 13 anni e non sa niente di Ligeti; e tantomeno della Berlino divisa. E anche a me, che ho qualche anno in più, immaginare l'orgia sopra menzionata costerebbe uno sforzo davvero insostenibile. Malcolm e Benjamin sono personaggi di un romanzo di Johnathan Coe (Rotters Club). E comunque chi se ne frega di Ligeti e Di Berlino divisa. Roba di un altro mondo... Torniamo agli Henri Cow, che sono roba di quel mondo lì.

Prologo: Un giorno imprecisato di inizio settanta gli Henry Cow fecero amicizia con gli Slapp Happy, gruppo pop elegante e radiofonico nella vocazione, ma ignorato ahimè dai più. Essi si avvalevano di una cantante di origine germanica dalle grandi potenzialità: Dagmar Krause. Un ibrido, e che ibrido, tra Kate Bush (per il timbro) e Ute Lemper (per la teatralità). Completano la line-up degli Slapp Happy Anthony Moore (tastiere) e Peter Blegvad (chitarra). E chi sono Henry Cow? Sono Fred Frith (chitarra), John Greaves (basso, piano e voce), Tim Hodkingson (organo, piano, sax e voce) Geoff Leigh (sax e clarinetto) e Chris Cutler (batteria). Che musica facevano gli Henry Cow? Avanguardia? Rock? Jazz? Free Jazz? Free Rock? Free Avanguardia? Francamente non lo so... Probabilmente tutto questo e altro ancora.

Siamo nel 1975. Gli Slapp Happy avevano pubblicato un album intitolato “Sort Of” per la Virgin e stavano per pubblicarne un secondo sempre per la Virgin. Ma i capoccioni della Virgin dissero “No, no e no: il gruppo che vi siete scelti come supporto strumentale non ci piace (I Faust), troppo teutonici, troppo krautrock, trovatene un altro e registrate tutto di nuovo”.
Gli Slapp Happy da bravi dipendenti obbedirono e pensarono agli Henry Cow. Gli Henry Cow erano anch'essi sotto contratto alla Virgin, venivano da due album (“Legend” e “Unrest”) invisi al pubblico e di conseguenza ai cappoccioni della Virgin (rock in opposition siempre) e condividevano con Dagmar e compagni una fede genuinamente Marxista (ohh...Ci risiamo...).
Ciò che venne fuori è “Casablanca Moon” che in questa edizione è accompagnato dal secondo frutto di questa fausta collaborazione: il ben più destabilizzante “Desperate Straight”.

“Pensa agli Yardbirds che vanno a letto con Ligeti tra le macerie di Berlino divisa” dice Malcolm a Benjamin. Io direi piuttosto: pensa a Frank Zappa che va in giro per il centro di Londra con Kurt Weill per comprare qualche gioco stupido. Giochi tipo lo “Slime”, che in Italia si chiamava “Slam”. O forse “Sbleah” o “Puah”, non ricordo esattamente. Ricordo però che era una gelatina schifosa che si vendeva in barattoli in tutto simili a bidoni della spazzatura. Lo “slime” ricordava un poco la brodaglia del film Blob. Era disponibile in colorazione verde o viola. Quella viola costava di più perchè aveva dentro i vermi finti. Al tempo io non mi feci mancare né l'una né l'altra versione. Fra i suoi svariati utilizzi segnalo che era ottimo come muco nasale di Big Jim. E segnalo anche che Frank Zappa nel video “Circus Krone Munchen” ne disse: “Ecco signori un tipico prodotto americano”. Roba schifosa di un altro mondo...
Ma torniamo a “Desperate straights” che è roba di quel mondo lì.

Qui, nel magico mondo di Henry Mucca (ma s'è mai sentito nome più bello?) non è aria, qui non si fanno sconti, questi suonano davvero come dementi ma dementi professionali. Poca improvvisazione, molti spartiti compilati e olio di gomito. E il risultato è veramente godibile. Dice: io ascolto rock progressivo perchè sono stufo delle melensa roba radiofonica. Beh questi qui fanno diventare melensi i prog rockers. Il Battiato dei Fetus e dei Pollution, me lo si consenta, sembra un bambino peloso e pigro al confronto. E fanno canzoni. Mica noiosissime suite da venti minuti con venti movimenti ciascuna. Pure corte, 2, 3 minuti al massimo. Canzoni nelle quali la vena pop degli Slapp si fonde perfettamente con la pastosa, euforica, balbettante follia degli Henry Cow. Risultato: tempi dispari, dissonanze, accordi brutti, ma proprio brutti e la voce meravigliosa della chanteuse Dagmar che folleggia da vera sbarazzina delle sette note e ti ricorda che il mondo è caotico e bizzarro; sferico ma spalmato di “Slime”...

Qualche titolo: il tango di “Casablanca Moon”, il pop romantico di “Me and Parvati”, il jazz dai ritmi tribali di “Halfway There”, “Michelangelo” bandisticamente dissonante, “Dawn” con ottoni vagamente beattlesiani, il rock blues psicadelico di “Mr Rainbow”, tante ballate e un piccolo riferimento al giappone in “Haiku”. Questo per quanto riguarda l'apollineo “Casablanca Moon”. Per il dionisiaco “Desperate Straight” come non citare le arie sciocchine ma lussurregguanti di “Some Questions About Hats” e l'incalzante “A Worm Is At Work” (Cosa c'è in un titolo?) “Giants” incombente ed evocativa, la cantilenante “Europa”, la zeppeliniana “Riding Tigers” e “Strayed” che se non avesse un ritmo così ballerino, non strizzasse l'occhio al pop dei sixties e fosse più lunare, potrebbe piacere a un Quentin Tarantino.

Per concludere se qualcuno si chiedesse che fine hanno fatto questi artisti posso dire che Slapp Happy e Henry Cow hanno fatto insieme un altro disco stravagante dal titolo "In Prayse Of Learning" e poi avendoci preso gusto si sono fusi e sono diventati Art Bears. Quindi i singoli elementi hanno dato vita a una serie di gruppi che costituiscono una scena che per genealogia non ha nulla da invidiare a quella di Canterbury.

E Malcolm che fine ha fatto? Malcolm è saltato in aria in un pub dove l'IRA aveva piazzato una bomba. Si è salvata la sua fidanzata. La fidanzata di Malcolm si è ritrovata la testa di Malcolm fra le mani. La fidanzata di Malcolm era la sorella di Benjamin... Benjamin e la sorella non sarebbero mai più stati dell'umore giusto per giocare con lo “Slime”. Era il 1973 nel romanzo di Johnathan Coe. Roba di un altro mondo fortunatamente...

Ascoltate gli Slapp Henry che sono roba di quel mondo lì.

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