Doveva essere verso la fine del 1982 quando rilevai da un poco lungimirante conoscente un lotto di una decina di dischi fra cui anche questo "Land Speed Record" degli Husker Du.

L'album era uscito nei primi mesi dell'anno per la New Alliance records ed era stato registrato dal vivo in un torrido ferragosto dell'anno precedente. Mi piacque particolarmente la copertina: dura, significativa, stampata in un bianco/nero sgranato ed in controluce, tuttavia lontana dalla violenza fine a se stessa e dalla volontà di stupire a tutti i costi che caratterizzava (e, ahimè, caratterizza ancor'oggi) le produzioni hardcore. Meraviglioso poi il logo della band ed oltremodo intrigante anche il nome, di cui solo anni dopo avrei appreso il significato (altro che nomi da duri durissimi che poi danno solo l'impressione di essere degli Unbelievable Cazzons).
Scarse le note di copertina: inciso dal vivo il 15 agosto '81 a Minneapolis, più la formazione della band, all'epoca perfetti sconosciuti. Ad ogni modo già il fatto che fosse un trio prometteva bene - provate mentalmente a fare un elenco di quante grandi band sono formate solo da tre personaggi -

A quell'epoca l'hardcore americano aveva già sfornato i suoi prodotti migliori, e si avviava stancamente a colmare il deficit di creatività con incroci contronatura dagli sterili risultati, almeno fino alla fine del decennio, ma questa è un'altra storia.
Il primo ascolto mi lasciò perplesso: bello era bello, ma sfuggiva ai canoni, quantunque ormai molto elastici, in cui si poteva catalogare una punk band. Diciassette composizioni brevissime (fatta eccezione per il brano che chiude il disco) molte sotto il minuto di durata, sparate alla velocità della luce, dense ed infuocate (aiutate in questo dal feeling dell'esecuzione live). I pezzi sono praticamente attaccati uno all'altro in un crescendo entusiasmante che nella seconda facciata raggiunge l'apoteosi (la sequenza di "Tired Of Doing Things", "You're Naive", "Strange Week", "Do The Bee" e "Big Sky" ancora oggi riesce ad accelerarmi il respiro e mi fa muovere il testone in modo inconsulto).

Ad un ascolto distratto il disco potrebbe essere tutto qui (anche se non è poco), tuttavia sotto l'assordante muro del suono prodotto dai nostri non è difficile riscontrare già i prodromi di quello che sarebbe poi diventato un suono unico, personalissimo e seminale per decine e decine di altre formazioni.
La batteria di Grant Hart lavora spesso su terzine che, oltre a spezzare la velocità vertiginosa con un effetto straniante, agisce direttamente come una pulsazione primordiale sul cuore dell'ascoltatore; il basso di Greg Norton in alcuni punti si eleva dallo sferragliante coacervo di suoni per arrampicarsi su linee personalissime (l'intermezzo della traccia d'apertura, "All Tensed Up", ad esempio); la chitarra di Bob Mould non ha ancora il suono terribile e tagliente dei lavori successivi (presente "New Day Rising"?), ma è già tutt'altra cosa rispetto ai consueti accordi "zappati" sulle corde a cui purtroppo tanti gruppi ci avevano abituato.

Le composizioni però, a dispetto di tanta violenza, hanno linee melodiche riconoscibili che oscillano fra tonalità cupe e introspettive e abbozzi di psichedelia non ortodossa. Volendo fare dei confronti, il suono di "Land Speed Record" si pone in antitesi all'approccio disimpegnato e caciarone tipico delle band emergenti dell'epoca, soprattutto inglesi (penso a molti gruppi della Secret o della No Future rec), ma si differenzia anche dalle composizioni realmente tragiche dell'hardcore più schierato / disperato (Crucifix, Discharge, Germs, tanto per buttare qualche nome).

"Land Speed Record" fa uscire lo spleen adolescenziale dal chiuso della cameretta cui è stato relegato da una mitologia giovanilistica tanto prorompente quanto falsa, per elevarlo a stato d'animo realmente produttivo e creativo.
Uno sguardo ai testi conferma quest'impressione: non ci sono slogan o prese di posizione nei testi degli Husker Du, ma un disincanto che filtra la realtà e la restituisce per quello che è: una terra desolata dove non c'è posto per stupidi entusiasmi o proclami battaglieri.

In conclusione, "Land Speed Record" è un disco senza dubbio non facile ma dalle grandi potenzialità che si dipanano ad ogni nuovo ascolto. Per questo motivo non è consigliabile iniziare la scoperta della discografia della band di Minneapolis partendo da questo lavoro.

Nota sulla ristampa: La versione in CD di questo album presenta solo due tracce: lato 1 e lato 2.
I brani non sono separati fra di loro ma scorrono senza soluzione di continuità. Dopo un primo momento di confusione si apprezza questa scelta perché è realmente il modo migliore per valutare il disco in questione.

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