Da tempo ero in debito con gli Husker; dovevo a Bob, Grant e Greg una recensione degna di tal nome.

Perchè quella precedente riguardo il monumentale "Zen Arcade" era in effetti piuttosto zot.

Siamo nel 1986 e la band, ormai lanciatissima e come sempre iper-produttiva, firma per la Warner. Il passaggio ad una major è un evento detonante destinato a cambiare il corso del Rock, del College Rock e di tutto quell'Indie Rock che esploderà a breve prima sul suolo americano e poi in ogni angolo del mondo. Un gruppo come gli Husker Du, così estremo, radicale e libero da ogni vincolo ed obbligo recensorio, che firma per una multinazionale ha fatto scalpore e parecchio parlare all'epoca dei fatti. Ma i tre ragazzi di Minneapolis se ne sbattano altamente di ogni critica, di ogni parola pronunciata contro la loro epocale scelta; liberi di agire, di affermare il proprio stato di band simbolo di una generazione. E non solo della loro generazione visto quello che è successo dopo la fine avvenuta in maniera drammatica ad inizio 1988.

Ed ecco servito il tenebroso "Candy Apple Grey" che ha il merito di spostare le coordinate musicale ancora più avanti; non sono più i cattivi ed inascoltabili fabbri ferrai che tiravano giù bordate di una manciata di secondi nei nemmeno troppo lontani esordi (ricordiamo che musicalmente sono durati soltanto otto anni). Scordiamoci anche l'Hardcore-Punk del seminale ed appena sopra citato "Zen Arcade (anche qui apro una parentesi per aggiungere che tale monolite uditivo è stato registrato in presa diretta "come viene-viene e via andare"...ed il risultato incute ancora oggi riverenza e rispetto). Le brutali escursioni sonore precedenti vengono in parte sostituite, solo in parte perchè non mancano nel disco le fiammate metallose in particolare per quanto riguarda la chitarra lancinante di Bob, da un Power-Pop ricco di arrangiamenti; spiazzanti ancora una volta ma "avanti" di decenni rispetto alla concorrenza del loro periodo storico.

Sorry Somehow è il primo singolo tratto dal nuovo disco e per una volta Bob mette da parte il suo ego smisurato, la sua voglia di essere il numero uno ed il punto di riferimento della band. Lascia campo libero a Grant che sembra in qualche modo timoroso e dispiaciuto, traducendo il titolo, dell'onore concesso. E' la sua voce melodica ed "educata" a mettersi in evidenza negli oltre quattro minuti della splendida canzone; così Pop e lineari son sono mai stati ed anche Bob si adegua mettendo in un angolo la sua frenesia interpretativa, la sua sei corde così incendiaria, liberando un assolo di rara bellezza. Per me uno degli innumerevoli e brividosi vertici della band (ascoltatevi il finale e mi darete ragione al 100%).

La decisa replica di Bob non si fa attendere; scrive di suo pugno la successiva All This I've Done For You mettendo in chiaro che c'è la svolta verso dei suoni di più facile ascolto, ma le radici Punk devono rimenere un punto fermo; non c'è Warner che tenga. Quella chitarra così dinamica e pungente, la sua voce così irruenta ed aggressiva, quella batteria così sostanziosa e precisa: se non siamo ad un altro capolavoro di brano poco, molto poco ci manca.

Ci sono altri due pezzi che li riprendono in una inconsueta sede live acusticheggiante; con tanto di fischiettio bucolico che dimostra ancora una volta l'unicità di una band che mai dimenticheremo...CELEBRATED SUMMER...

Adesso posso dormire sonni tranquilli.

Diabolos Rising 666.

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