Il festival di Wacken, che dal 1990 si tiene nella piccola cittadina tedesca a poche decine di chilometri da Amburgo, è uno dei più conosciuti ed importanti raduni di musica Heavy Metal; ogni anno decine di migliaia di persone, provenienti da ogni parte del globo, partecipano alla famosa kermesse che si protrae per tre giorni. Sono circa una settantina le band ingaggiate ad ogni edizione che si alternano sui quattro palchi; con una organizzazione pressochè perfetta (altro che festival italiani!!).

Gli svedesi Hypocrisy vi suonano nel 1998, precisamente nella serata dell'otto di Agosto. Non hanno molto tempo a disposizione i quattro cavalieri dell'apocalisse, guidati da Peter Tagtgren; un'ora scarsa nella quale riescono nell'intento, parafrasando il titolo dell'opera, di distruggere ed annichilire il pubblico, travolto e soffocato dal loro impetuoso ed aggressivo Death Metal.

Un brevissimo intro consente ai nostri di salire sul palco; subito dopo partono le macilenti note di "Roswell-47". Un mid-tempo bastardo, angosciante; sorretto dall'inquieto growl strappatissimo di Peter e dall'imponente lavoro combinato di basso e batteria; livello di registrazione e qualità del suono impeccabili. Immagino anche un volume disturbante da tanto elevato: meglio di così non si poteva iniziare!!

La ben più dinamica e veloce "Inseminated Adoption" ci catapulta in territori tipicamente Death Metal: con un'accelerazione finale che è puro delirio e sofferenza, soprattutto per il pubblico presente al di sotto del palco. Senza tregua alcuna, senza un minimo di stacco: tutto il disco è un continuo susseguirsi di brani più cadenzati e potenti, seguiti da canzoni devastanti nella loro furia esecutiva.

Tocca alla lunga e trattenuta "Apocalypse", brano che apriva il loro indiscusso capolavoro "The Fourth Dimension": una dimostrazione di potenza, di forza disumana con il suo incedere lento, avvolgente, malato. Un altro pezzo spaccaossa nel vero senso della parola che tutto annienta nel suo asfittico avanzare imperioso.

Clamorosa l'accoppiata quasi sul finire di "Pleasure Of Molestation" e "Killing Art": il pandemonio totale. Death Metal grezzo, sporco, incisivo. Un'orgia in musica di una spietata violenza suonata ad una velocità prossima al deragliamento totale. Facile immaginare, a questo punto del concerto, il macello tra il pubblico desideroso di tale primordiale caos.

Siamo finalmente alla fine con "The Final Chapter": e qui si rallenta, entrando per l'ennesima volta in lidi Death-Doom di fascinosa e malsana bellezza.

Li sento, li vedo uscire uno alla volta, abbandonando trionfanti il palco: grandissimo disco per una grandissima band...LEFT TO ROT...

Ma non è finita perchè l'album si conclude con quattro nuove canzoni registrate in studio: doveroso almeno segnalare la pugnalata Death'n'Roll di "Time Warp" dove gli Hypocrisy dimostrano una volta ancora di essere uno dei gruppi più rappresentativi di tutta la scena estrema scandinava...MICIDIALI...!!!

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