Con questo romanzo Ian Watson (1943) si muove in un campo difficile. Questo non tanto per il fatto che "Mockymen" ("L'anno dei dominatori", 2003) vada a battere un terreno come sempre insidioso come quello del lato diciamo esoterico del pensiero e della allucinata e deviata visione ideale nazista, ma perché in quella che poi si potrebbe definire a tutti gli aspetti come una storia di spionaggio sicuramente molto particolare, le implicazioni di carattere filosofico e come quelle inevitabili di carattere etico e morale risultano evidentemente essere difficili da trattare e nel contenuto di un romanzo comunque relativamente corposo (circa 250 pagine) e dove la componente sci-fi non viene sicuramente messa da parte, ma al contrario viene argomentata e diventa centrale eccome.

La protagonista delle vicende è un'agente dei servizi segreti britannici di nome Anna Sherman. Siamo nel 2015: dopo la crisi che ha colpito il mondo intero nel decennio precedente, l'umanità sta vivendo un apparente periodo di rinascita collaborando con una specie aliena che ha stretto un patto secondo il quale in cambio di nuove tecnologie, sarebbe stata data loro la possibilità di stabilire dei propri insediamenti produttivi. Gli alieni vengono chiamati "Finti-Uomini". La loro caratteristica peculiare difatti sta nel non possedere un vero e proprio corpo: questi di conseguenza per sopravvivere e per far progredire la propria specie hanno dovuto adattarsi. Il loro sistema di adattamento sulla Terra (ma adattato anche su altri pianeti) consiste in pratica nell'insediarsi all'interno di un corpo umano ("Fantoccio") deprivato di ogni sua componente psichica dopo un eccessivo uso di una droga ("Beatitudine") introdotta specificamente dagli stessi alieni, che hanno una visione della società secondo la quale solo i più forti, prevaricando, siano destinati a sopravvivere. Un caso particolare tuttavia, quello di Jamie Olson, un "fantoccio" che si è risvegliato in maniera autonoma e con la pretesa - a quanto pare comprovata e fondata su prove evidenti... - di essere la reincarnazione di un gerarca delle SS norvegesi, ci rimanda all'introduzione del romanzo e allo stesso tempo diviene la "chiave" mediante la quale la Terra si renderà conto di quali siano i reali piani degli alieni (che considerano lo stesso Jamie Olson un soggetto di fondamentale interesse), cambiando radicalmente le carte in tavole e le "regole del gioco" e quindi l'elemento principale da considerare in ogni sua implicazione per quello che riguarda una lettura sicuramente difficile di questo romanzo al di là dei suoi contenuti puramente narrativi.

Va specificato che il romanzo infatti comincia in Norvegia e più precisamente a Oslo nel misterioso Vigeland Park. Siamo nel 1997 quando il misterioso Knut Alver ovvero Olaf Frisvold farà rivivere (a quanto pare) il sogno nazista dell'immortalità in una serie di implicazioni storiche che vanno nello specifico nella ricostruzione dei fatti della Norvegia durante la seconda guerra mondiale e il suo legame sia con la Germania nazista che con l'Inghilterra e la ripresa di componenti del pensiero orientale e che peraltro, come noto, fu oggetto di speculazioni e costose ricerche da parte delle SS che alla fine sembra avessero stancato pure lo stesso Adolf Hitler. Che questa specie di rituale oscuro possa poi avere qualche implicazione con le forme di adattamento di una specie aliena che a questo punto potremmo definire sicuramente invasiva, è quantomeno insospettabile, eppure qui Ian Watson prova appunto l'impossibile mettendo in campo un romanzo sicuramente difficile per i suoi contenuti filosofici e speculativi (peraltro argomentati in maniera competente all'interno della storia) e anche in qualche maniera pesante da leggere e non tanto per il linguaggio quanto proprio per una certa lentezza nella narrazione che a discapito della stessa curiosità, finisce per scoraggiare il lettore. Questo mi costringe in una valutazione personale non particolarmente positiva, ma non toglie meriti all'autore che sicuramente in altre occasioni si è rivelato più brillante.

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