"Il Golem per la volgata è l'imperfetto, il non sviluppato, l'esistenza che procede l'essenza, la confusione che implica l'ordine e così avanti, di analogia in analogia"

Il Golem questa losca figura originaria magicamente da un dotto cabalistico usando il fango e una parola magica. Portatore di oscurità, di morte, di follia. Così lo descrive Gustav Meyrink nel suo capolavoro per l'appunto chiamato "Der Golem". Il robot di pietra, una sembianza sfuggente, enigmatica, nebbiosa, un fantasma che ricompare ogni trentatre anni nei sobborghi del ghetto praghese, suscitando paure e scompiglio. Egli è dunque la rappresentazione arcana di un'epidemia spirituale, che ci propaga in quella Praga nera, oscura, misteriosa, sedicente, occulta. Il fascino del romanzo di Meyrink è rimasto immortale sia per la sua capacità di stravolgere il lettore sia per la storia filosofica-esoterica che racchiude in se l'opera. Lo scambio dei cappelli, la lotta dei due principi più puri del bene e del male, l'imprigionamento dell'innocente, le vicende paranormali nelle sue varie forme nei misteri e nei tesori di una Praga alchimista.

E' così che nel 2002 sotto la leggendaria etichetta Black Widow, pietra mlitare e pilastro di generi come il gothic, dark wave e doom in italia, nasce il progetto chiamato Il Segno Del Comando. Band genovese capitanata da Mercy e Diego Banchero rendono omaggio ad uno degli sceneggiati televisivi più importanti degli anni settanta intitolato per l'appunto come il nome del gruppo, che a sua volta è ispirato al libro di Giuseppe D'Agata.

Il fascino e il mistero di questa band va oltre l'inverosimile, con il loro raffinato progressive "oscuro" adornato da influenze gotiche e dark wave, tentano di rappresentare, ovvero di trasmettere un qualcosa avvolto nel buio, l'impressione di un tarlo che ci devasta ci deprime, ma che invoglia ad andare oltre. Altro aspetto fondamentale (sul quale io in primis vorrei soffermarmi), è l'accurata quanto sublime scelta dei testi, i quali rendono quest'opera un capolavoro degno di nota nel panorama italico. " Dal Diario Di Un Tagliatore Di Pietre" ne è la prova chiara e limpida..."solo chi cessa di sognare può ben chiamarsi sveglio, il mondo materiale non è che uno scenario, sul quale proiettare i brividi illusioni di lepre costituite chiamandole a milioni...", pensiero che sposa perfettamente l'intensione di Meyrink nel suo romanzo, il mondo materiale rappresentato dalla follia dell'uomo, il sogno invece possiamo identificarlo come l'avvento del Golem, colui che distrugge e ci distoglie dall'influenza della realtà che ci circonda. L'arte del gruppo è insormontabile quando verremmo cimentati nei brani quali "Golem", "Salon Loisitschek" e "Funerale a Praga". Intensità, magia, tecnica eccelsa, voce straordinaria e atmosfere asfissianti fanno da cornice al mistero occulto della filosofia esoterica dell'album.

Dopodichè le emozioni continuano a pulsare quando la magnifica "Myriam" ballata strumentale e intrinseca comincia a suonare. Il pezzo più progressive dell'intero concept, riff strazianti, tecnica spaventosa ma mai fine a se stessa, una culla che ci dondola verso orizzonti lontani, inarrivabili. Finalmente si giunge al masterpiece del concept "Io Il Bagatto, Io L'Appeso", una composizione divina, una sorta di sinfonia reduce da un sogno gotico verso una strada ricca di pathos, nascosta nelle fauci dei meandri dell'ombra del Golem.

"...La luce della notte batte sul fondo del mio letto e vi posa come una grossa,piatta pietra luminosa. Quando la luna piena prende a raggrinzirsi e il suo lato destro comincia a sfaldarsi, come una faccia che va incontro alla vecchiaia, da prima smagrisce e si solca di rughe su una sola guancia, verso quell'ora della notte s'impossessa di me un'iquietudine torbita, tormentuosa..." Gustav Meyrink

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