Praga...... città oscura, dagli antichi saperi. Ricca di strade poco illuminate dalla tenue luce di un lucernario e di vie poco battute dal piede umano. Città piena di leggende, crocevia di storie e miti millenari, custoditi da vecchi la cui sapienza è ricca di segreti indicibili..... Praga gotica, surreale, irreale, culla di tutte le scienze occulte che si rincorrono e fondono per l'oriente e l'occidente, filosofica, ermetica..... profetica.

Una gelida sera del 1891. In una stanza semplice, rischiarata soltanto da una debole candela, un giovane scrittore ammirava la sua città e sognava. Era debole e stanco: troppo debole per combattere e troppo stanco per continuare a vivere: perchè, si domandava continuamente, continuare a vivere senza alcuno scopo? Perchè continuare ad amare se non si è ricambiati? Le dita avevano incominciato a fremere intorno alla rivoltella ormai carica, quando ad un tratto il giovane vide scivolare sotto la porta del suo studio un antico e polveroso libro....

"Presi il fascicolo e cominciai a sfogliarlo. Contenuto: spiritismo, occultismo, stregoneria... Questi argomenti, che fino ad allora avevo conosciuto solo per sentito parlare, a tal segno risvegliarono il mio interesse, che riposi la rivoltella nel cassetto..."

Fu così che Gustav Meyrink diede avvio alla sua ricerca esoterica, studiando pricipalmente le scienze occulte e kabbalistiche, intraprendendo quella da lui stesso definita la "via del risveglio": una continua elevazione spirituale grazie alla sapienza esoterica, a fronte della vita umana comune denominata "sonno". Ventiquattro anni dopo, tutto ciò confluì nel suo capolavoro letterario: "Der Golem".

Genova, un secolo dopo circa.
Tutto ormai è cambiato da quel lontano 1915, ma il fascino del romanzo di Meyrink è rimasto immutato nel tempo. Siamo nel 1995, quando Mercy e Diego Banchero (componenti dei Malombra, band attiva già dagli anni '80), decidono di fondare un proprio side-project che sia differente dalla loro band madre: Il Segno Del Comando. E lo fanno rendendo omaggio ad uno degli sceneggiati televisivi italiani più interessanti degli anni '70, trasposizione fedele, a sua volta, del romanzo di Giuseppe D'Agata intitolato appunto "Il Segno Del Comando".
Già da questo particolare si evince tutta l'originalità e del gruppo genovese, che desta l'interesse degli addetti ai lavori e non grazie al loro primo album omonimo pubblicato dalla storica e gloriosa etichetta Black Widow (dedita a generi ormai culto in Italia come il dark, doom, gothic e progressive).
Ecco che si arriva quindi (dopo varie vicissitudini) al 2002, anno di pubblicazione di questo "Der Golem". Tutta l'atmosfera intrisa di misticismo ed esoterismo del romanzo magicamente rivive nei solchi di questo album enigmatico sin dalla copertina: Il Segno Del Comando affascina l'ascoltatore con il suo progressive oscuro e influenzato dalla new wave. A differenza del primo album, in "Der Golem" ritroviamo una certa sperimentazione e un uso maggiore dell'elettronica, come in "Komplott Charousek", affiancato poi da brani tipicamente seventies come "Golem" e "Salon Loisitschek", uno dei pezzi migliori del cd. Trovano spazio anche glaciali e tenbrose strumentali come "Funerale A Praga" e la struggente "Myriam". Ma l'apice dell'album, dove si respira tutta l'atmosfera del capolavoro meyrinkiano, è "Io il bagatto, io l'appeso": un gothic rock sinfonico ricco di pathos grazie alla magistrale interpretazione di Mercy, possente e ossessivo, con il suo incedere jazzato.

Alla fine dell'ascolto si rimane estasiati e confusi, come dopo la fine di un sogno: ed è proprio questa sensazione che Il Segno Del Comando ci vuole trasmettere, ovvero l'impressione di un qualcosa avvolto nella nebbia, che non sappiamo bene identificare, ma che ugualmente non ci ha lasciato indifferenti e ci invoglia ad andare oltre. Perchè l'arte del gruppo genovese non si limita solo alla musica, ma abbraccia più ambiti, come è testimoniato dai curatissimi testi di stampo filosofico-esoterico e dall'evocativo booklet riportante il Golem cinematografico di Wegener e le immagini de "Il gabinetto del Dottor Caligari", capolavoro espressionista anni '20. L'ennesima dimostrazione, insomma, della presenza in Italia di ottimi gruppi e ottima musica.

"O mia Praga, dove sei?"

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