Questa band si è intrappolata.
Con i primi due dischi si era fatta amare da molti. Lei però voleva essere apprezzata da moltissimi. Si è detta, smussiamo gli spigoli.
Risultato: molti dei molti che l'amavano, l'amano meno. Pochissimi dei moltissimi che avrebbero dovuto apprezzarla li hanno capiti.
Chi se ne frega.
Questo terzo capitolo del teatro degli orrori è un viaggio meraviglioso.
In musica oltre alle chitarre sparate a mille c'è un mondo immenso da scoprire. Staccando il biglietto per il viaggio, la band ha abbandonato l'aggressività degli esordi per trovare una dimensione diversa. Direzioni diverse che le permettono di non soffocare nella ripetizione più inutile e prevedibile.
Il disco comincia con "Rivendico": stile collaudato e proprio per questo anche scontato, durante tutto l'album si incontreranno ancora mattonate come questa, che funzionano benissimo ma che peccano di originalità come "Non vedo l'ora".
Capovilla comunque, esibisce la sua continua maturazione nella scrittura dei testi, toccando momenti davvero interessanti in "Dimmi Addio", "Skopjie". Tanto interesse sociale filtrato tramite la delicatezza di storie intime e quotidiane. Il viaggio, l'abbandono, la solitudine, il disorientamento contemporaneo sono i temi portanti del disco.
Pezzi come "Martino", "Nicolaj", "Doris", entrano di diritto tra i migliori di sempre prodotti dalla band. Energia che cede il passo anche a momenti dilatati a tratti pseudo-progressive "Adrian", "Cleveland-Baghdad"
Ma che avrebbero dovuto fare? Riscaldare il minestrone? Direte voi, si. E invece no, hanno utilizzato ortaggi freschi. Compaiono per la prima volta le chitarre acustiche, così come sinth e archi che ricoprono ruoli fondamentali in molti brani.
Questo disco era un passo obbligatorio da compiere. Per certe scelte ci vuol coraggio, e i ragazzi hanno dimostrato di averlo.
Hanno confezionato un ottimo prodotto che gira alla grande nello stereo pure dopo mesi e probabilmente continuerà a farlo anche tra molti anni.
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Altre recensioni
Di Heisenberg
Un disco obesello non è mai bello. È un furtarello ai soldi del porello.
Un disco debba anche essere un pò godibile, non una mattonellata sui coglioni.
Di Lord Of Nothing
Il modo migliore per apprezzare questo album è goccia dopo goccia, qualche canzone che tocca in modo particolare quando sale la rabbia o l’impotenza.
Questo disco trasuda Umanismo, ansia di fratellanza e internazionalismo.