A distanza di tre anni e mezzo dal precedente "Il mondo nuovo" torna il Teatro degli Orrori, con un album omonimo che punta decisamente a un ritorno alle origini, una sorta di rinascita. Magari il progetto precedente alla lunga non ha convinto, magari volevano tornare a un'immediatezza persa, o qualsiasi sia il motivo non ci interessa granchè.

il 2 ottobre esce quindi "Il teatro degli orrori", 12 tracce.

Già il numero delle tracce rassicura un pò, visto che uno dei punti deboli a mio parere dello scorso lavoro era proprio la presenza di diverse tracce riempitivo tranquillamente evitabili. L'inizio non è niente male, si parte con "Disinteressati e indifferenti", che parte veramente forte e convince non poco. Anche il testo, scarno ed essenziale, fa la sua figura, senza eccellere.

Come nella migliore tradizione, al secondo ascolto ci troviamo davanti il nuovo singolo, "La paura", un gran pezzo, che ricorda per potenza e struttura il brano "Per nessuno", lasciato ingiustamente fuori dal secondo album. Un pezzo che potrebbe tranquillamente essere preso dai primi due album e non sfigurare. A seguire il primo singolo, "Lavorare stanca", che invece è molto simile a qualche pezzo del mondo nuovo, come ad esempio "Io cerco te". Non un granchè, oltretutto il testo è veramente di bassa qualità. La frase "Sarebbe fantastico non dover rincorrere la fine del mese ogni santo giorno che il padre eterno dispettoso concede" mi ha fatto veramente ridere, non so che effetto voglia dare ma a me ha provocato solo riso.

Anche il pezzo seguente, "Bellissima", è un pezzo abbastanza dimenticabile, impalpabile. Il vero punto interessante è il brano dopo, "Il lungo sonno (lettera aperta al partito democratico)", un ottima linea melodica supportata da un testo che esprime senza troppi fronzoli il totale disgusto verso l'immobilismo di un partito, al punto che "senza accorgemene, adesso sono di destra". Anche qua alla fine troviamo un coro, particolarità che il teatro ha sempre presentato e che anche in questo cd è udibile in più sezioni.

"Una donna" torna alle sonorità e argomenti de "Il mondo nuovo", rieccheggiando un pò "Monica" e "Pablo". Niente di esaltante, anche se il basso di Favero fa sempre un lavoro egregio, così come Gionata Mirai alla chitarra, davvero in splendida forma. "Benzodiazepina" è un bel ritorno al passato, così come "Genova", davvero uno dei punti più alti. Facilmente intuibile dal titolo a cosa possa alludere il testo, e Capovilla si trova perfettamente a narrare di violenza e soprusi, di una città devastata, di una città "Dove soffia una brezza francese, profumo di storia e di lotte operarie".

"Cazzotti e suppliche" potrebbe essere una side track di "dell'impero delle tenebre" e difficilmente te ne accorgeresti. Urlato e pestato, uno dei brani più incazzati, dal testo schietto ( "Io, se fossi Dio, farei piazza pulita ma non sono che uno stronzo qualsiasi ubriaco e attaccabrighe che ti guarda storto al bar e stai attento, perchè ti faccio male") e brutale. E' un Pierpaolo indiavolato che ce l'ha con tutti, e nel finale è una spruzzata di odio di veleno verso "coloro che osservano il mondo attraverso un imbuto e sputano, sbavano, eiaculano il seme della discordia in quell'imbuto sul pianeta intero come se fosse roba loro".

Con "Slint" abbiamo un gran bel lento, un pò sulla falsariga di "Lezione di musica" (anche se non possiede la stessa genialità, a mio parere). Il brano, molto intimo e sentito, si rifà a Washer degli Slint solo nel testo. A mio parere veramente riuscito, uno dei migliori della produzione.

Un'altro pezzo tirato ci avvicina alla fine. E' "sentimenti inconfessabili", che sa molto di riempitivo. Curiosa la partecipazione di Federico Zampaglione e Chiara Gioncardi nel finale e del sax di Guglielmo Pagnozzi. L'album si chiude con "Una giornata al sole", canzone gradevole e poco più.

Beh, si può parlare di un album promosso, Dopo il mezzo (e qualcosa di più) passo falso de "Il mondo nuovo", Il teatro degli Orrori torna con un album solido, più immediato e diretto. I testi sono scarni ma arrivano subito all'ascoltatore e colpiscono per cinismo e nichilismo in alcuni casi, per romanticismo e speranza in altri. Sta poi alla singola persona giudicare se questo tipo di scrittura può essere considerato un pregio o un difetto, a me non spiace (tranne alcuni casi infelici).

Musicalmente ci siamo parecchio. Dopo le non eccelse prestazioni precedenti, qua sono tutti in gran spolvero: basso, chitarra e batteria si trovano alla perfezione, creando miscele e sonorità per nulla banali e molto pestate. Pare un album adatto alle esibizioni live, dove invece il mondo nuovo aveva mostrato tutte le sue lacune (concept non adatto alle esibizioni dal vivo, che infatti si esaltavano con la riproposizione dei pezzi vecchi). La nuova strada è tracciata, staremo a vedere dove porterà.

Elenco e tracce

01   Una donna (04:21)

02   Benzodiazepina (03:33)

03   La paura (03:11)

04   Sentimenti inconfessabili (04:23)

05   Il lungo sonno (Lettera aperta al Partito Democratico) (03:49)

06   Genova (03:39)

07   Una giornata al sole (04:22)

08   Disinteressati e indifferenti (03:53)

09   Bellissima (03:54)

10   Slint (05:42)

11   Lavorare stanca (04:08)

12   Cazzotti e suppliche (05:00)

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