Noioso, tremendamente manieristico, scontato e saldamente ancorato agli stilemi del genere. Questa è più o meno la mia acidissima opinione di Reroute to Remain dei redivivi (anche se qualcuno li avrebbe preferiti “sei piedi sotto” terra) In Flames. Piccola precisazione: la frase tra parentesi nasconde uno stupendo gioco di parole che probabilmente solo io capisco, chi comunque dovesse riuscire a decifrare l’arcano potrà vincere una foto del mio batterista, in mio possesso in quanto premio messo a disposizione dal bassist per il cinquantesimo postatore sul guestbook del sito www.hatemoor.net. Ovviamente ho vinto io.

Noioso, tremendamente manieristico, scontato e saldamente ancorato agli stilemi del genere. Questa è più o meno la mia acidissima opinione di Reroute to Remain dei redivivi In Flames in appena 32 parole. Noioso, tremendamente manieristico, scontato e saldamente ancorato agli stilemi del genere. Questa è più o meno la mia acidissima opinione di Reroute to Remain dei redivivi In Flames in appena 64 parole. Immaginatevi un bel pranzo di natale. Ora siete sul divano, nel vostro stomaco ribolle un macigno di considerevoli dimensioni e le palpebre diventano ogni secondo che passa sempre più pesanti. A parte alcuni rari scossoni, diciamo delle inutili somministrazioni in quantità industriali di Citrosodina, arrivate alle sette del pomeriggio con lo stomaco completamente bloccato, inizia a sopraggiungere quella fastidiosa sensazione di nausea…vorreste vomitare ma non ci riuscite e siete costretti a trascinarvi dalla cyclette alla batteria al gatto per cercare di muovervi e rimettere in funzione stomaco e cervello. Inutile, tutto inutile, appena iniziate la scalata virtuale del Gran Sasso sentite il bisogno di fare qualcos’altro, abbandonate la cyclette e vi trasferite alla batteria dove abbozzate due o tre 4/4. Niente da fare…rimane solo il gatto…mangiatelo. Niente vero? Già…quella sensazione di pesantezza rimane, vi sentite annoiati e “grigi”. Esattamente ciò che proverete ascoltando questo cd.

Su Reroute to Remain sono stati costruiti i più splendidi arabeschi dai luminari della carta virtuale metallosa…l’unica cosa che mi chiedo è se questo disco l’avranno ascoltato davvero o saranno caduti in ginocchio in preda a folgorazione mistica di fronte al bollino “nuclear blast priority” che sicuramente avrà fatto bella mostra di se sul package. Soprattutto sono nate grandi dispute sul fatto che a fasi alternate molti sostenevano che l’innovazione del sound In Flames avesse portato ad un effettivo miglioramento della musica del gruppo o ad una caduta libera dall’olimpo del death (swedish) metal, a seconda di come ci si svegliava la mattina. La cosa più divertente è che questo disco è uguale a tutti gli altri degli In Flames (con l’eccezione della canzone Trigger e Trasparent che sono davvero dei piccoli capolavori) e di conseguenza è noioso, tremendamente manieristico scontato e saldamente ancorato agli stilemi del genere. Per fare un disco nuovo non basta inserire due o tre campionamenti “industrial” ne tantomeno mettere un cazzo di ritornello con voce pulita in ogni cazzo di traccia. Le cose innovative o si fanno bene o non si fanno. Di certo non si fanno così.

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