Ammettiamolo! L'effetto serra e l'aumento della temperatura globale è una vera tragedia, ma per noi metallari è qualcosa di apocalittico. Corriamo seriamente il rischio di veder scomparire tutta la flora nordica e con essa un certo tipico paesaggio tanto caro a una certa iconografia black-metal.

Uno degli effetti più impressionanti di questo fenomeno climatico è la velocità con cui si manifestano i cambiamenti, tanto gravi quanto tangibili. Fino a qualche anno fa dalle mie parti, in inverno vedevo i bambini giocare a tirarsi le palle di neve, quest'anno a gennaio li ho visti giocare a tirarsi i datteri.

L'avanzante desertificazione porterà palme e fichidindia a soppiantare le conifere nelle copertine dei dischi black? Sembra proprio di si! Tutto ciò potrà influenzare anche la stessa struttura del black? molto probabile!

Ma per essere sicuri, non c'è miglior occasione che ascoltare un disco che anticipa i tempi. Un disco black lungimirante, un black che già adesso viene suonato come lo sarà fra 10 anni e cioè... a 40 gradi all'ombra.Gli Inchiuvatu possono darci le risposte che cerchiamo, i quali ci propongono un true-siculo-black proveniente da latitudini quasi tropicali ben diverse da quelle cui siamo abituati.

Questa one-man-band è opera del poliedrico artista Agghiastru, originario di Sciacca che è un fiordo di Agrigento (o Agriggendo secondo il vocabolario Italiano/Totò Cuffaro). La sua ricetta è amalgamare black e folklore siciliano, che a un primo approccio potrà sembrare il classico pastrocchio musicale risultante dalla "poca ma confusa" ispirazione; in realtà Agghiastru riesce a far coesistere suoni così lontani geograficamente con un sapiente dosaggio e il risultato è un black dalla malvagità seducente.

Il black di stampo norvegese di "Piccatu" edito nel 2004, non viene snaturato bensì arricchito da contaminazioni mediterranee. La colonna portante è sempre e solo black, ma suoni di zufolo, fisarmonica, pianoforte (strumento amatissimo da Agghiastru) sia a tasti che a manovella (sic!), nenie, filastrocche di antiche credenze pagane, gli donano un'aura malefica dalle forti tinte maccheroniche più familiari alle nostre orecchie italiche rispetto al tipico ghiacciol/black nordico.

Altra chicca: il cantato in dialetto siciliano. "Cunsumu", "Piccatu", "Animacula", "Vattiu", "Ciuri Sacrificatu", "Curu'", sono alcuni dei titoli delle tracce che senza ombra di dubbio non sentirete mai pronunciare in lapponia. Per tale audacia qualche purista black potrà lanciare gridolini di orrore! Ma come??? Il sacro idioma norreo di Odino sostituito da un plebeo e sopratutto terrone dialetto siciliano???? Ebbene... a parte il fatto che la scelta del dialetto la trovo azzeccatissima e dannatamente "true", il cantato è in screaming, quindi Agghiastru potrebbe cantare anche in thailandese, il risultato non cambierebbe, si tratta semplicemente sempre dello stesso isterico, sguaiato, incomprensibile e fottuto screaming.

Finalmente un disco black che non è fatto con lo stampino, finalmente un disco black che si riesce a distinguere dalla prima all'ultima nota. Finalmente una risposta chiara ed esaustiva di quello che sarà l'evoluzione del black. Un black che prepotentemente irrompe fra gli anacronistici ghiacci del nord inesorabilmente destinati a squagliarsi sotto un sole infernale.

Una sola voce accumunerà il black del futuro al grido di: MIEZZECAAAA!!!!

STAY POWER MA ANCHE STAY "ANTO'...FA CALDO!"

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