Penso che il detto "più in alto sali e più ti fai male quando cadi" venga preso troppo sul serio nella vita di tutti i giorni.

Un po' come quando gli INXS si ritrovarono con l'intento di registrare un nuovo capitolo della loro discografia; erano saliti molto in alto. La band australiana aveva salutato gli anni ottanta con l'album manifesto Kick, e soddisfare le aspettative proprie e degli estimatori sembrava assai arduo dopo un disco del genere. Una delle paure più ricorrenti di chi raggiunge vette così elevate (di consenso e vendite) è quella di non sapersi più ripetere. Ma chissenefrega dopotutto.

Al dunque; X non divenne ciò che Kick è tutt'oggi, ma fu comunque un grandioso album che definirei il loro secondo migliore.

X segnò il decimo anniversario dal debutto, ma anche l'inizio di una seconda fase ideale. Si trattò anche dell'ultima collaborazione con il produttore Chris Thomas (uno che ha lavorato, tra i tanti, persino con i Beatles) a cui si deve -in parte- quella ricerca del suono pulito successivamente abolita dal gruppo.

Al sound, Andrew Farris (autore di testi assieme ad Hutchence) propose l'inclusione di Charlie Musselwhite e della sua armonica, rendendo il carattere dei brani più corposo e blues. Il cavallo di battaglia Suicide Blonde risente positivamente delle scelte in studio.

Un ispirato Michael scrive a proposito di una ragazza che si tinge i capelli. Qualcuno avanzò l'ipotesi che la donna del pezzo fosse l'allora fiamma del cantante, Kylie Minogue. Col senno di poi (le vicende personali degli INXS e di Paula Yates), il termine suicide non suona indifferente.

Il ruolo di ballad che la bellissima Never Tear Us Apart ricopriva nel precedente lavoro venne affidato al singolo By My Side; chiaro esempio di quanto dinamica potesse essere l'interpretazione vocale del leader.

Durante i 41 minuti dell'intero X, egli urla, sospira, cammina sui carboni ardenti del blues più passionale; quelli dolorosi e doloranti.

La migliore prova del lotto è sicuramente Faith In Each Other (Mick Hucknall dei Simply Red ucciderebbe per avere questo brano). In essa la band intera da il meglio scatenando un groove assassino avvolto dai vocalizzi di Hutchence; l'anima in tormento che pulsa. Le linee di basso di Gary Beers e le chitarre funky di Kirk Pengilly rubate al miglior Nile Rodgers.

Ne esiste un altro, detto, che al contrario del primo recita "più in alto sali e più lontano vedi", il quale reputo maggiormente nelle mie corde.

La verità, se mai ne esistesse una, sarebbe sicuramente a metà strada.

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