«Se pensi di fare qualcosa di originale ti stai sbagliando».
Iosonouncane, Il corpo del reato

Torna Iosonouncane e rivive la Numero 1 per un 45 giri canonico, lato A inedito e cover lato B.


Novembre è retta da una metafora curiosa: oggetti nel seno di Cristina. Si trattasse di una rielaborazione dell’idiomatica sopita “covare una serpe in seno”, sarebbe da intendere come tensione per il futuro, lampo divinatorio. Quindi perché in novembre, a vendemmia passata, Cristina dovrebbe covare la vigna in seno? Puntiglia pascoliana, poco importa. La immaginiamo popputa, complice lo sfondo rurale, con un petto da campagnola alla Bianciardi.
Onomastica a parte, il lessico della Passione e dell’eucaristia (i tre chiodi nel seno, il bicchiere di vino) imprime ieraticità alle scenette bucoliche: forse è un presepe quest’idillio, in laboriosa astorica immobilità scandita dal ciclo perpetuo delle stagioni, dalla convenzione calendrica che impone a Cristina e suo padre (il suo compagno forse? Il narratore?), pastorelli, di mangiare bene il 25 dicembre, soltanto a Natale, come uno straordinario evento laico.
Incani racconta dimesso vibrando il suo fragile tono medio, rinunciando per una volta al falsetto e ricordando il Bersani bolognese, anche nel gusto per la ridondanza di metafore (quindi se vogliamo anche il Bersani di Bettola). La sua storia senza Storia incede in valzer tra rinunce e attese in crescendo verso campanello, contralto riverberato e triangolo, per un arrangiamento tutto sommato scarno.
È una canzone immobilizzata dai suoi dissidi, incerta nell’attingere alla tradizione. Non suggestiona come gli scorci di astrattismo antropologico in Die, non reca tracce della vivacità narrativa de La macarena su Roma, ma testimonia una certa abilità di Incani a scivolare tra i registri e comunque reggersi.
La critica da Targa Tenco farà i dovuti esercizi alla spertica, ma il meglio di Iosonouncane è da cercare altrove, o magari in futuro.

A proposito di Tenco, il tentativo di Incani su Vedrai, vedrai penso consista nello spostamento dell’enfasi dall’interpretazione vocale all’arrangiamento, sorta di surf psichedelico morriconiano un po’ alla Wow, ma senza chitarra, per non cadere in un crooneraggio macho in stile Giovanardi.
Ci ha provato.

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