Gli inglesissimi IQ esplorano, dagli anni ’80 e ancor oggi, il lato più romantico del suono progressive, inevitabile quindi confrontarli con i capiscuola incontrastati del settore: Genesis. Di somiglianze ce ne sono a badilate, estrapoliamone un attimo le diversità.

Il cantante Peter Nicholls è una specie di connubio fra Gabriel e Collins. Nome di battesimo a parte, ricorda il primo per la capacità evocativa del canto, soavemente drammatico, però non con il timbro baritonale di Gabriel ma piuttosto su quelle assai più acute di Collins. Pur non essendo intonatissima nè tantomeno fornita di estensione, quella di Nichols è una grande voce progressive, proprio per come sa evocare all’istante atmosfere favolistiche e crepuscolari. Al contrario di Collins, batterista agile e (nei Genesis) pieno di sfumature apprese dalla sua scuola jazz, Paul Cook è invece un perfetto metronomo che conduce le ritmiche ed i passaggi dei brani con teutonica inesorabilità. Il suo strumento è assolutamente in primo piano nel missaggio, grazie anche ad un suono potente e secco, schioppettante direi, in grado comunque di tonificare e irrobustire le partiture ipermelodiche generate dai suoi compagni. Sicuramente un musicista personale e riconoscibile.

Mike Holmes e Martin Orford, chitarrista e tastierista rispettivamente, si ritagliano ruoli del tutto simili a Banks e Hackett: Orford in particolare è veramente un “figlio” di Banks per inventiva armonica e melodica, asservita alla canzone (o alla suite) senza eccessivi pruriti virtuosistici. Jowitt si limita al basso, niente altri strumenti a corde alla Rutheford emblema di chitarrista-prestato-al-basso (e con ottimi risultati!). “Ever” si apre con un capolavoro: i dieci minuti abbondanti di “The Darkest Hour” possono essere considerati la “Musical Box” degli IQ, solo che si sviluppa al… contrario del celebre incipit di “Nursery Crime” nel senso che parte sparata e intensa, si fa più pacata nella parte centrale ed ha una coda di inenarrabile dolcezza con il canto emozionante di Nicholls accompagnato dal piano acustico di Orford e dai sublimi ceselli di Holmes all’elettrica: impagabile!

Il livello dell’album resta ancora altissimo con la suggestiva melodia di “Fading Senses”, che ben presto lascia il posto ad una porzione strumentale, senza più ritornare (purtroppo) al cantato perché missate in assolvenza arrivano le scariche introduttive del terzo pezzo “Out Of Nowhere”, decisamente scialbo. Per fortuna ci si riprende subito con la suite “Further Away” (14 minuti e rotti) con il migliore degli intermezzi strumentali, rigorosamente mai in quattro quarti ci mancherebbe: fuga di sintetizzatore in minore e “apertura” finale in maggiore, più Banksiana di così… ma vero nettare per le sensibili orecchie di chi ama il progressive più romantico. “Ever” continua e poi termina con altri due pezzi, anch’essi pieni di situazioni strumentali in 6/4, 6/8, 9/8… pienamente coinvolgenti in un disco indovinato, equilibrato, ispirato, derivato dai Genesis eppure squisito.

Elenco tracce testi e video

01   The Darkest Hour (10:52)

02   Fading Senses (06:35)

i) After all
Following everything I've known
I was wondering all alone
Waiting for a time that might have been
My own way down
Suddenly everything is wrong
have I really been gone so long?
Hanging by the nails
Across my idle eyes so wide
And after all the days of fading senses
This has taken more
Than I had to give
If we face the one we've been avoiding
And I'm out of all control again
Let me go
Gathering comforting remains
I was unprepared, running scared
Faltering, and why do I hold on?
It's gone, I know
And after all the days of fading senses
I don't feel the same
And I want to live
The insecurity of never knowing
Has the race been run
And is the long day done?
ii) Fading senses (instrumental)

03   Out of Nowhere (05:09)

Out of a time when way back when
Disregarding discipline
Should have never given in
And I really should have known

Some are born into their lives
With a need to be destroyed
It's the wrong thing on my mind
The only thing we can't survive
Standing in the line of fire
Innocently dumb
They're in my head and still they come
Out of nowhere

Is there something
Something more than this?
Inner tension settled with a kiss

What a time to bump and grind
What a daydream, looking back
Never a worry in the world
For the cutter in the pack
I don't understand this pain


And I never will
The scene is gone and here they are
Out of nowhere

Is there something
Something that I've missed
It's going to happen and I can't resist

If I believed a single word
I would hesitate as well
Making Heaven out of Hell
All it takes is everything
I want to raise you up and see
There's something in your eyes
But every time I try, they come
Out of nowhere

Is there something
Something more than this?
Inner tension settled with a kiss
Is there something
Something that I've missed?
It's going to happen and I can't resist

04   Further Away (14:30)

05   Leap of Faith (07:21)

06   Came Down (05:56)

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Altre recensioni

Di  splinter

 Gli IQ hanno mantenuto lo standard tipico del neoprogressive continuando a sfornare capolavori forse addirittura migliori di quelli prodotti negli anni '80.

 "Ever" è un disco sognante e atmosferico, da apprezzare soprattutto per le melodie proposte.