Nel 1995, dopo l'ottimo disco "Malelingue" dell'anno precedente, Ivan Graziani pubblica questo suo secondo live, "Fragili fiori ... livan", peraltro doppio (almeno nella versione in cd che posseggo), a distanza di tredici anni dal primo, il magnifico "Parla tu" del 1982. In questo lavoro sono presenti cinque inediti, quattro registrati in studio (Fragili fiori, La Nutella di tua sorella con la partecipazione vocale del suo grande amico Renato Zero, Buona fortuna - Io scendo qui, Eri bella) ed uno live (Bum! Bum! Bum!). Diciamo che i citati inediti non sono proprio dei capolavori, anche se si lasciano ascoltare piuttosto piacevolmente. Il più divertente e simpatico di questi è sicuramente quello cantato in coppia col Renatone nazionale, mentre quello che preferisco personalmente è "Bum! Bum! Bum!", forse proprio perchè registrato dal vivo. Ma il live è un grande live e ci riconsegna un Graziani energico e grintoso come ai (bei) vecchi tempi. Anche la musica che pervade tutto il disco è di ottimo livello, sia nei pezzi più "energici" e "trascinanti", sia nelle splendide ballate. Dal precedente lavoro "Malelingue" vengono tratti tre pezzi (ottimi): "Maledette malelingue", "Il topo (Signore delle fogne)", "Poppe poppe poppe". Nel primo, presentato anche al Festìval di Sanremo del 1994 ed anticipato da Ivan con un eloquente "allora, paparelle e gallettini, vediamo cosa sapete fare" , si parla appunto delle malelingue e delle maldicenze che possono anche distruggere una persona: la "vittima", in questo caso, è una quindicenne di nome Federica, "accusata" (naturalmente senza una benchè minima prova di ciò) di avere una relazione con "un uomo maturo, si dice sposato, tanto più grande di lei"; alcuni versi sono veramente significativi di come la pensi Ivan sull'argomento: "Così la gente vede il male anche dove non ce n'è", "Oh, maledette malelingue, la gente la distruggerà". La conseguenza di tutto ciò non può che essere la seguente: "Lui l'hanno cacciato, allontanato in un'altra città. E si dice che a lei suo padre le ha date di santa ragione; adesso sta chiusa in casa e per un bel pezzo non uscirà. Vedi, un po' di coraggio e certe puttane vanno punite, e che diamine, qua ci vuole sicuro un po' di moralità": il trionfo del bigottismo e dell'ipocrisia! Nel secondo pezzo si parla di un topo capitato per sbaglio in una casa signorile andando a caccia e buttato dai proprietari di un grosso pitone, chiuso in una gabbia, nella gabbia stessa appositamente per fungere da succulento pasto al citato pitone. Ma le cose vanno un pò diversamente: il pitone, nel tentativo di sbranare il malcapitato ospite, batte con violenza la testa contro la gabbia e muore, venendo divorato con tutta calma dal suo "pasto", ossia il topo. Come dice Ivan prima di eseguire il pezzo "Questa canzone vuole significare una sola cosa: stiamo molto attenti ad usare l'arroganza che poi ci si ritorce contro": d'accordissimo! Il terzo pezzo, come si sarà intuito dal titolo, è un'ode ad una parte molto nobile del corpo femminile "dove si appuntano gli sguardi dei golosi"; d'altronde "non ho mai guardato più in giù della cintura perché è di sopra che si esprime la natura": più chiaro di così! La restante parte del live è un piacevolissimo "ritorno al passato", e reincontriamo così: Dada e la grande Ivette senza tette, le due cugine strette (Dada, dove prima di eseguire il brano Ivan ricorda ai più giovani che una sola cosa che incontreranno nella vita deve far loro schifo e ribrezzo, e che questa cosa è la droga); Marta con i suoi seni pesanti, le sue labbra rosse, la sua giacca a vento ed i suoi capelli fermi come il lago (Lugano addio); Agnese color di cioccolata, a ripensarci mai baciata (Agnese); Minù con la gonna al vento in cima alla salita e con i suoi occhi e le sue collane da zingara (Minù Minù); gli occhi di marmo del colosso toscano che guardano troppo lontano, il caro Barbarossa studente in filosofia e compagno di un'avventura (Firenze canzone triste); il sogno di un giardino e di un uomo che girava le spalle solo perchè non si vedesse il suo viso (Fuoco sulla collina, con un incipit strumentale di pianoforte e chitarra molto bello di quasi tre minuti!); l'uomo che sa citare i classici a memoria ma non distingue il ramo da una foglia (Pigro, in una versione quasi heavy metal: sentire per credere!!!). Last but not least, "Il chitarrista": in questa versione, oltre alla bellissima canzone in sè, c'è un meraviglioso medley centrale costituito da estratti di "Would I Lie To You" di Charles & Eddie, "All That She Wants" degli Ace Of Base, "The Rhythm of the Night" di Corona, "Smoke On The Water" dei Deep Purple, "Whole Lotta Love" dei Led Zeppelin, intervallati da una specie di mazurka da sagra paesana, giusto per non farsi mancare nulla: magnifico!!! Non metto 5 solamente per gli inediti non molto esaltanti e per il confronto lievemente svantaggiato col precedente live del 1982, perfetto sotto tutti i punti di vista; ma si tratta comunque di un ottimo live. Purtroppo questo sarà l'ultimo disco pubblicato in vita da Graziani, che all'inizio del 1997 sarà vinto da un male incurabile poco più che cinquantenne. Peccato sia, innanzitutto, per l'uomo sia per il chitarrista-cantautore, che in questo ultimo perido della sua vita sembrava molto in forma e avrebbe potuto magari regalarci altre perle: ve lo giuro sulla Fender (che non ho)!!!

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